‘Quando le montagne cantano’. Alla scoperta della terra dei Viet

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Quando si parla di Asia, facilmente il discorso cade sulla Cina o sul Giappone, come se questi due Paesi esaurissero in sé tutta la storia e tutta la cultura orientali. La parola Vietnam è associata invece alla guerra e pochi conoscono veramente la sua storia. Sono soprattutto studiosi ed esperti ad aver dedicato la loro vita allo studio e all’analisi di un paese che vanta una storia che abbraccia quasi tre millenni, che ha visto incontrarsi popoli provenienti da ogni dove e mescolarsi culture differenti. Il risultato è una realtà unica ed eterogenea che non può che incantare chiunque ne venga a contatto. Come spesso accade aiuta il lettore curioso più un buon romanzo che un saggio per entrare nel cuore di un popolo e per capire una terra. Quando le montagne cantano (Editrice Nord, pp. 383, € 18,00, trad. di Francesca Toticchi) di Nguyễn Phan Quế Mai è una lettura obbligata per chiunque desideri vivere in prima persona le vicende che hanno agitato il Vietnam negli ultimi decenni del secolo scorso. Personaggi e accadimenti sono frutto dell’invenzione di questa giornalista e poetessa vietnamita che, dopo aver lavorato per anni come venditrice ambulante e coltivatrice di riso, ha lasciato il proprio paese per studiare all’estero. Una borsa di studio le ha permesso, poi, di condurre ricerche approfondite sugli effetti a lungo termine della lunga guerra, anche fratricida, combattuta dopo il secondo conflitto mondiale tra vietnamiti, francesi e americani. A fare da imponente sfondo ai personaggi è, dunque, la storia, e con essa le tragedie e le carestie, descritte in tutta la loro brutale crudezza. Il libro racconta le vicende di tre generazioni di donne: Diệu Lan (la nonna), Ngọc (la figlia) e Hương (la nipote). È la stessa Diệu Lan a raccontare alla nipote, che chiama col soprannome Guava, per proteggerla dagli spiriti malvagi, la storia della sua famiglia, una storia in cui amore e dolore si mescolano fra di loro fino a diventare irriconoscibili.

Diệu Lan, nata in un’agiata famiglia di ricchi proprietari terrieri, fa esperienza della morte e della perdita già da ragazza quando il padre viene fucilato sotto i suoi occhi dai giapponesi e quando la madre viene massacrata di botte da Spirito Malvagio, un proprietario terriero vietnamita spietato e senza scrupoli. A diradare per un attimo le tenebre della violenza sarà la luce della maternità che riempirà la vita di Diệu Lan di gioia e vitalità. È una felicità tuttavia effimera che viene presto spazzata via dal rancore e dalla crudeltà dei contadini vietnamiti che, in seguito alla riforma agraria promossa dai comunisti Việt Minh, assaltarono le case dei ricchi proprietari terrieri per spartirsi le terre da coltivare. Il fratello di Diệu Lan viene quindi sequestrato e ucciso. In seguito anche il marito, che combatteva per l’instaurazione di un regime democratico, verrà avvelenato a tradimento dai membri del partito comunista.

Diệu Lan non può più rimanere a casa sua, deve mettere in salvo se stessa e i suoi cinque figli e per farlo è disposta a tutto. Inizia così una lunghissima marcia verso il nord, che la porterà allo stremo delle forze a prendere decisioni al tempo stesso tragiche ed eroiche.

Il romanzo è appassionante, non è un banale susseguirsi di eventi raccontati da una monotona voce narrante. Il racconto degli avvenimenti viene spesso spezzato dalla voce narrante: Diệu Lan fa interventi, osservazioni, esorta Guava a prestare attenzione e a ricordare certi passaggi importanti.

Anche la nipote ha conosciuto, infatti, fin da piccola l’orrore della guerra e anche per lei la guerra ha avuto un prezzo troppo oneroso: sia il padre che la madre si sono arruolati come soldato e come medico di campo e questa separazione le ha provocato una ferita che rimarrà aperta per molto tempo. Guava trova quindi conforto nella lettura, immaginando di vivere le stesse realtà idilliche descritte nelle pagine dei suoi libri. Ma l’incanto dura poco e sarà il ritorno di una madre completamente devastata dalla guerra a romperlo.

Quando le montagne cantano è la storia di tre donne forti, costantemente messe alla prova dalla vita, è la storia di una famiglia, che riesce a mantenersi unita nonostante il mondo intorno a sé crolli a pezzi, è una storia di amore, di paura, di rabbia e di giustizia che con uno stile limpidissimo e coinvolgente trasporta il lettore lungo i sentieri delle campagne vietnamite, negli affollati negozi di Hanoi e per le strade brulicanti di gente di Saigon facendo scorgere al contempo le montagne ricoperte di boschi, i ruscelli su cui galleggiano placidi i fiori di loto così come i rifugi antiaerei e le macerie lasciate dai bombardamenti. È una storia di violenza e sopraffazione ma anche di ideali e di speranza che, chiudendosi con un insolito lieto fine, lancia un messaggio potentissimo. Anche in una terra resa sterile dall’odio e dalla distruzione, il seme dell’amore e della pace può mettere radici e germogliare perché non ha bisogno di condizioni particolari per farlo, ha solo bisogno di essere piantato. Le donne di questo libro lo sanno bene.


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