La settimana Santa, quella della Passione, quest’anno avrà molteplici significati, uno in particolare guarda ai “fratelli migranti”. Comincia infatti il 29 marzo davanti al Parlamento “Fame e Sete di Giustizia – Digiuno di solidarietà con i migranti‘, organizzata da Cantiere casa comune. L’iniziativa è stata presentata nel corso di una conferenza stampa cui hanno preso parte alcuni dei più conosciuti attivisti nel campo dell’immigrazione e della condizione dei migranti. Tra questi Padre Alex Zanotelli che ha usato termini molto duri per definire ciò che sta accadendo: “Si stimano 60.000 migranti morti nel Mediterraneo ma ormai potremmo aver raggiunto le 100.000 vittime. Il Mare nostrum è diventato ormai un mare nero. Siamo davanti a un fenomeno estremamente grave e un giorno saremo portati davanti ai tribunali internazionali perché ci stiamo comportando come i nazisti. Ci sono 80 milioni di rifugiati riconosciuti dalle Nazioni Unite che bussano alle nostre porte: Europa, Stati Uniti, Australia, ai Paesi ricchi insomma. Perché i migranti sono frutto di un sistema profondamente ingiusto che permette al 10% della popolazione di consumare il 90% dei beni del pianeta. Questi disperati bussano anche alle porte dell’Italia e l’Italia è parte dell’Unione europea che dei migranti non ne vuole sapere. E così è assurdo che l’Italia esternalizzi le frontiere facendo accordi con Paesi terzi. L’Italia finanzia la Guardia costiera libica che tortura, violenta, uccide in nome dell’Italia. E chi tenta di scappare muore”. Un richiamo fortissimo a guardare il fenomeno dei migranti via mare (ma anche via terra) andando a cercarne le cause. Purtroppo l’appello cade in un tempo in cui è già ripresa la propaganda contro gli sbarchi di “pericolosi clandestini” e sono già tornati termini (“invasione” per esempio) che negli ultimi anni hanno tentato di occultare o sminuire le morti in mare nonché di di criminalizzare chi salva quegli uomini, donne e bambini, le Ong.
Nel corso della presentazione dell’iniziativa è stato il cardinale Franco Montenegro, arcivescovo di Agrigento a definire il Mediterraneo un “cimitero liquido”, aggiungendo che i migranti vengono qui “perché hanno fame, vengono a riprendersi ciò che noi, Paesi civili, abbiamo tolto loro. Neanche nella Chiesa i migranti trovano posto, ad esempio tra le preghiere dei fedeli, a messa. Cristo arriva su questi barconi e noi non lo vediamo”.
Tra i relatori dell’incontro il sociologo Marco Omizzolo che ha denunciato come in Italia ci siano immigrati in condizioni di schiavitù a 70 chilometri da Roma, sottolineando la presenza in quei territori di “trafficanti, aguzzini e padrini che hanno legami con le mafie e picchiano, insultano, minacciano i lavoratori, eppure i maggiori produttori di frutta e verdura europei non hanno scrupoli a collaborare con queste aziende”.
Sonny Olumati, coreografo, ballerino e attivista del movimento Italiani senza cittadinanza durante i lavori ha chiamato in causa anche i media. “Capita – ha detto – che i giornalisti mi definiscano ‘immigrato nigeriano’ quando basterebbe dire ‘ragazzo italiano’. Il fatto di avere o no la cittadinanza è una questione legale. Ma sebbene noi subiamo razzismo ogni giorno le sofferenze patite dagli immigrati sono inimmaginabili e non possiamo essere paragonati a loro: ecco perché è urgente che i media invertano la narrazione”.
(fonte dichiarazioni: Agenzia Dire)