Il Primo Ministro della Repubblica di Albania, Edi Rama, in occasione del trentennale dell’esodo albanese verso le coste pugliesi, a Brindisi ha scaldato il cuore.
“Non è la paura dell’altro ma è l’accoglienza che salverà i nostri figli”, ha detto.
Ed eccolo lì, quel Mediterraneo che nel ’91 portò decine di migliaia di vite assiepate su barconi che erano città galleggianti, di sponda in sponda. Dall’Albania alla Puglia. Meritava la medaglia d’oro al valor civile, Brindisi. Ché poi la sua gente, lì sul petto, in fondo ce l’ha. A prescindere da scartoffie, proclami e cerimoniali.
È questione di radici. E la gente di mare lo sa: si può essere sponda d’esodo o d’approdo, le parti s’invertono, la fluidità delle onde ricorda che siamo un solo popolo. Sparso nel mondo.
Ponti, non muri. E per davvero. Ai piedi della scalinata Virgilio al porto di Brindisi, trent’anni di vita, da un sette marzo all’altro, hanno raccolto il meglio degli uomini, in un periodo buio per tutti. Ma pregno di speranza.
Sventolano due bandiere sorelle e fiere, al porto. E chissà che l’invito di Rama di rendere questa data, il 7 marzo, un giorno di festa non venga accolta.
Brindisi, 30 anni fa, rispose all’appello del sindaco di allora Pino Marchionna: “Non abbiate paura, hanno solo fame e freddo”, così i cittadini aprirono le porte di casa colmando il vuoto dello Stato.
“Le barche non portano la fine del mondo, portano la possibilità di aprirsi al mondo”, ha ricordato Edi Rama.