La filosofa María Zambrano, la cui vita è stata magnificamente raccontata da Nadia Terranova in un prezioso libretto uscito per rueBallu, può essere considerata il ritratto della Spagna del Novecento. “Non sono mai stata via”: questo è il titolo dell’opera, in cui si racconta l’avventurosa vicenda di una donna, di un’intellettuale e di una combattente per la libertà costretta ad andare in esilio a causa della vittoria del franchismo nella Guerra civile e rientrata in Spagna solo nel 1984, prima di morire in quel di Madrid esattamente trent’anni fa, il 6 febbraio 1991, all’età di ottantasei anni.
María Zambrano, filosofa e anti-franchista, incarna lo spirito di Dolores Ibarruri, l’anima combattente della Spagna profonda, quella Spagna che rimase seria senza perdere l’allegria, che rimase coraggiosa senza perdere la tenerezza, che disse no all’orrore senza arrendersi mai, fino alla fine del Secolo breve, certa che prima o poi anche quell’incubo fatto di violenza, arretratezza e oppressione sarebbe terminato.
Dobbiamo essere grati a Nadia Terranova per aver fatto conoscere al grande pubblico una storia che altrimenti sarebbe caduta nell’oblio, anche grazie alle splendide illustrazioni di Pia Valentinis e a uno stile narrativo intenso, coinvolgente e adatto a tutti, capace di spiegare vicende storiche complesse e, al contempo, di ricostruire la vita di una personalità complessa e poliedrica che ha attraversato il mondo, vissuto dappertutto, anche in Italia, e che si è portata con sé per l’intera vita la “illusión”, la speranza di tornare nella propria terra e la certezza che quel giorno sarebbe arrivato.
Questa portatrice indomita è, pertanto, un’icona del dramma che ha sconvolto la Spagna, e anche il vicino Portogallo, nel secolo delle idee assassine, dei grandi diluvi della storia e della barbarie dilagante e diffusa.
María Zambrano, classe 1904, ha attraversato il Novecento da protagonista: lo ha sofferto, sfidato, ne ha conosciuto gli aspetti peggiori, la meraviglia, la grandezza e l’abisso. E alla fine ha vinto, prevalendo sulle contraddizioni di un tempo amaro e straziante, verso cui tuttavia oggi finiamo col provare persino un po’ di nostalgia, se non altro per il tutto della politica che lo ha caratterizzato. La guerriera gentile ora riposa.
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