Elizabeth Taylor, che tutti chiamavano Liz anche se lei preferiva il suo nome per esteso, ci ha detto addio dieci anni fa, all’età di settantanove anni. Non saprei dire se sia stata sottovalutata nel corso della sua invidiabile carriera artistica; di sicuro, è stata una protagonista di primo piano fin da bambina, quando recitò in “Torna a casa, Lassie!”, per poi affermarsi definitivamente nel ruolo di Cleopatra.
Liz Taylor, con i suoi splendidi occhi viola, la sua bellezza, il suo fascino, la sua passione e il suo impegno civile, è stata un’icona del Novecento e un punto di riferimento per chiunque abbia a cuore la settima arte.
In quasi otto decenni di vita, ha attraversato sempre in prima linea i cambiamenti del mondo, divenendo un simbolo in ogni continente, un’attrice complessa, poliedrica, cagionevole di salute ma non per questo frenata nella sua straripante grandezza di recitazione.
Liz Taylor non interpretava i suoi personaggi: li incarnava, diventava loro, li amava fino a immedesimarsi in tutto e per tutto con essi e non tollerava alcun cedimento alla mediocrità.
Avvertiamo dunque la sua mancanza, l’assenza del suo stare in scena, del suo riempire da sola lo schermo fino a diventare il centro del film.
Liz Taylor ci ha detto addio portando con sé gli ultimi scampoli di Novecento, secolo che l’ha vista dominare per personalità, fragilità, talento e dolente meraviglia. È stata figlia del suo tempo, ma la sua gloria è immortale.
P.S. Dedico quest’articolo alla memoria di Astor Piazzolla, genio del Tango e della musica in generale. A un secolo dalla nascita, non possiamo che ringraziare quel secolo straordinario e maledetto che è stato il Novecento per avercelo regalato.
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