I finalisti della decima edizione avranno l’opportunità di confrontarsi con Danilo Procaccianti, giornalista e autore. Nel 2020 è entrato nella squadra di Report e prima abbiamo apprezzato le sue inchieste a Presadiretta. Gli abbiamo rivolto sei domande per conoscerlo meglio e capire la sua idea di giornalismo.
Perché ha accettato il ruolo di tutor del Premio Morrione? Che cosa significa per Lei?
Roberto Morrione è l’esempio di come un giornalista dovrebbe rapportarsi al potere. In tutte le sue esperienze così come nei ricordi di chi lo ha avuto come capo redattore o direttore traspare la naturalezza con cui affrontava temi che avrebbero fatto tremare le gambe a chiunque. Nessuna accondiscendenza e tanto rigore. E’ un grande onore poter dare il mio contributo a un premio che porta il suo nome.
Cosa si aspetta dal giovane under 30 che seguirà nella realizzazione dell’inchiesta?
Coraggio e creatività. Il coraggio della scoperta e non quello del falso moralismo che tanto male sta facendo alla nostra professione. Mi aspetto che davanti a una porta chiusa trovino la giusta idea per non rimanere fuori dalla porta.
Quando ha capito che il giornalismo sarebbe stato il suo mestiere?
Credo in cuor mio di averlo sempre saputo, da piccolo giravo con in tasca la tessera di “giornalista junior”. Due episodi però hanno segnato la mia adolescenza: il primo fu un tentativo di intimidazione ai danni di mio padre, tecnico comunale, 150 alberi di ulivo rasi al suolo in una sola notte. E poi le stragi mafiose del ’92 che in un modo o nell’altro hanno condizionato la vita di tutti noi, allora giovani siciliani. Ho deciso che avrei combattuto l’intimidazione mafiosa e ho deciso che lo avrei fatto raccontando storie.
Quale consiglio su tutti si sente di dare agli under30 che realizzeranno il progetto d’inchiesta insieme a Lei?
Essere lenti ma inesorabili.
C’è un’inchiesta che considera un esempio da seguire? Quale e perché?
Tutte le vecchie inchieste d Joe Marrazzo a partire da Sciuscià ’80. Il giornalista narratore padre del moderno giornalismo televisivo che senza diventare protagonista riesce a mostrarti uno spaccato della società con gli occhi di un bambino.
Che libro consiglierebbe di leggere a chi vuole fare del giornalismo il proprio mestiere?
“Il Capitalismo della sorveglianza” di Shoshana Zuboff. Una bibbia per chi oggi si approccia al giornalismo e vuole capire dove si annidano i nuovi poteri.