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Klubradio in Ungheria non trasmette più per decisione del governo di Orban

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In Ungheria da 20 anni si poteva ascoltare una radio indipendente: Klubradio questo il nome dell’emittente che dal 14 febbraio scorso è stata spenta per aver impedito il rinnovo della licenza, su volere del governo sovranista di Viktor Orban. A impedire le trasmissioni è stata una decisione politica avallata anche dai giudici a cui si erano rivolti l’editore e il suo direttore responsabile Mihalj Hardy facendo ricorso invano. Una radio sovvenzionata da donazioni private che venivano devolute dai radio ascoltatori garantivano un pluralismo dell’informazione. La giustificazione adottata è quella di aver violato il regolamento che impone di rispettare delle quote di trasmissioni relative alla diffusione di musica, informazione sia nazionale che estera, controllate settimanalmente da un’autorità governativa. Alessio Falconio direttore responsabile di Radio Radicale ha intervistato Il giornalista radiofonico Andras Arato di Klubradio. «La nostra radio era indipendente e trasmettevamo sia contenuti politici, culturali che di cronaca. Purtroppo in Ungheria i media sono quasi tutti controllati dal governo e dal partito di maggioranza in Parlamento e questo impedisce la possibilità di ricevere notizie indipendenti. Noi eravamo in onda da 20 anni e la legge ungherese prevede di di richiedere il rinnovo della licenza, una volta scaduta, ma a noi è stato impedito di proseguire con i nostri programmi con delle argomentazioni assurde e ridicole. Siamo tornati in tribunale per contestare questa decisione ma anche i giudici non sono indipendenti e hanno dato ragione al governo» Una radio in grado di informare gli ascoltatori e che aveva fatto storia nel raccontare le notizie non potrà più svolgere un ruolo essenziale per la libertà dell’informazione per una decisione che deve sensibilizzare tutta l’opinione pubblica e la stessa Comunità Europea. Il novantacinque per cento dello spazio mediatico in Ungheria è di fatto gestito da editori molto vicini ad Orban.

Ascolta l’intervista


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