Fino ad un mese fa era in atto un controllo, con tamponi, su chi entrava in Sicilia, particolarmente dai traghetti a Messina. In concomitanza con la “terza ondata” questo servizio è stato assurdamente (se non criminalmente) interrotto. Fino a questo momento i dati della pandemia in Sicilia sono i migliori dopo la Sardegna. Entrambi le regioni godono di un clima ed una geografia che limita l’espandersi del virus. Ciò era già chiaro durante la prima ondata, quando, inopinatamente, la Sicilia fu dichiarata “zona rossa” al pari della Lombardia. Oggi con un rapporto di popolazione di 0,5 i dati pandemici tra le due regioni hanno differenze abissali: Casi totali: 159.000/651.00 (0,20) Giornaliero: 672/5.849 (0,11).
Invece la storia e la vessazione si ripetono. La Sicilia, nonostante un indice di positività del 2,6%, è passata dalla zona gialla a quella arancione. Senza che nessun dato possa comprovare la scelta e soprattutto senza alcuna opposizione dei “politici” siciliani. Il governo “nordista” è ricaduto nell’ennesimo errore, colpendo una regione che non ha dati critici come il nord; una sorta di “muoia Sansone con tutti i filistei”, dove però i filistei sono gli incolpevoli Siciliani.
A prescindere dalle soluzioni inspiegabili e dannose del famigerato CTS, in Sicilia bisogna comunque tutelare la popolazione dall’arrivo delle varianti più deleterie che imperversano nel resto d’Italia. Stante che gli spostamenti tra le regioni sono del tutto vietati, bisogna immediatamente ripristinare rigidi controlli in tutti gli accessi all’isola, in particolar modo allo sbarco dei traghetti a Messina, unica frontiera della regione siciliana. Questo accorgimento non è solo a tutela della popolazione dell’isola, ma è anche a tutela del resto d’Italia, in quanto si deve evitare un possibile effetto “ping-pong” tra le regioni, che allungherebbe a dismisura il propagarsi del contagio. Stante che degli effetti positivi dei vaccini non abbiamo neanche sentore.