Enti di Promozione sportiva: “Perchè solo noi chiusi?”

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Roma, 29 marzo. Gli Enti di Promozione Sportiva rimarcano ancora una volta la discriminazione che stanno subendo  attraverso il divieto di poter organizzare le proprie attività nelle zone rosse d’Italia.  Una disparità di trattamento che giorno dopo giorno sta causando lentamente la morte per asfissia  di migliaia di ASD e società sportive dilettantistiche la cui unica attività possibile è rimasta quella di contare quanti tesserati  perdono in favore di altri organismi sportivi.

È sotto gli occhi di tutti il fatto che il Governo, attraverso scelte basate su pesi e misure differenti,  abbia consentito soltanto alle Federazioni la possibilità di organizzare eventi “di interesse nazionale”  nelle cosiddette zone rosse e non solo certo quelli delle categorie di vertice assoluto.  E allora, ancora una volta, ci domandiamo come sia possibile che il rischio di contagiosità al Covid 19 sia considerato alto solo nei nostri eventi sportivi (“di preminente interesse nazionale”), ma non  in quelli organizzati dalle Federazioni nazionali? Chiediamo di avere la stessa possibilità di riapertura  che GIUSTAMENTE è stata concessa alle FSN, per un movimento, quello della promozione sportiva  di base, da sempre impegnato su azioni quotidiane di prevenzione e promozione della salute.  Viceversa, la diretta conseguenza di questa politica dello sport di base a una sola marcia, è che si sta  innescando una sorta di “razzia” a scapito degli Enti di Promozione sportiva

È quanto abbiamo anche sottolineato alla Sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali nel corso del  primo incontro con gli Enti di Promozione Sportiva svoltosi la settimana scorsa. Comprendiamo che si è appena insediata e  che non ha vissuto in prima persona tutte le vicende dei DPCM legati agli Enti di Promozione  Sportiva, ma proprio per questo e proprio perché da tale incontro non sono scaturite molte speranze  di modifica delle prescrizioni del Governo e di prossime riaperture, chiediamo ora di poter  incontrare al più presto il Ministro della Salute, Roberto Speranza, che evidentemente è stato indicato come il principale responsabile di tali decisioni, vedendo palestre e impianti sportivi ancora  come pericolosi luoghi di contagio così come le stesse competizioni.

Al Ministro vorremmo invece spiegare, dati alla mano, che se sul territorio ci sono luoghi sicuri e  protetti, quei luoghi sono proprio le palestre e gli impianti sportivi che il Governo ha scelto di riaprire  solo in parte, lasciandone chiusi migliaia in tutta Italia senza, a questo punto, alcuna fondata  motivazione.

Ripetiamo, il virus non guarda in faccia nessuno, ma noi siamo qui a ribadire che abbiamo le stesse  identiche credenziali delle Federazioni ed è arrivato il momento di farci rientrare in campo senza più  alcuna disparità.

Tutto questo sta causando, oltre a pesanti danni sociali, ingentissimi danni economici, acuiti anche  dal fatto, situazione che cogliamo l’occasione per denunciare nuovamente, che non siano ancora  stati previsti, neppure dall’ultimo Decreto, adeguati sostegni per le associazioni e le società sportive  di base per la loro mancata attività istituzionale.

Abbiamo atteso troppo in panchina, ora meritiamo anche noi la giusta attenzione.

Antonino Viti – ACSI  

Bruno Molea – AICS  

Luca Stevanato – ASC  

Claudio Barbaro – ASI  

Luigi Fortuna – CSAIN  

Francesco Proietti – CSEN  

Vittorio Bosio – CSI  

Luigi Musacchia – CSN Libertas  

Antonio Dima – CUSI  

Paolo Serapiglia – ENDAS  

Gian Francesco Lupattelli – MSP  

Marco Perissa – OPES  

Ciro Bisogno – PGS  

Tiziano Pesce – UISP  

Damiano Lembo – US Acli 


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