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Enrico Vaime: era la Rai

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Enrico Vaime, scomparso all’età di ottantacinque anni, incarnava tutto ciò che la RAI era e dovrebbe tornare a essere. Era, infatti, l’uomo del varietà colto e garbato, dell’intrattenimento mai volgare, dell’ironia che rilassava e, al contempo, costruiva percorsi di vita e della conoscenza che sapeva mescolare magistralmente l’alto e il basso. Vaime era la RAI che formava caratteri, contribuiva alla crescita e allo sviluppo del Paese e che nel corso dei decenni ha trasformato in meglio il nostro modo di pensare e di essere.

È sterminato l’elenco delle sue creature televisive, sempre all’insegna dell’umorismo e del buon gusto, sempre con leggerezza senza mai divenire fatuo, senza mai perdere la tenerezza, come i veri combattenti. È stato un guerriero: un lottatore coraggioso al servizio della poesia e della bellezza, un innamorato della cultura, uno scopritore di talenti, un intrattenitore e un istrione come ne nascono pochi. Non ha mai smesso di ideare, di scrivere, di immaginare: la sua mente vulcanica è stata attiva fino all’ultimo, senza mai scadere nella ripetitività, senza mai lasciarsi andare al già visto, senza mai adattarsi a questi tempi in cui manca il genio e anche il varietà, purtroppo, ne risente.

Dire Vaime voleva dire televisione: erano quasi sinonimi. E ora che non c’è più, vien da domandarsi se esista ancora il servizio pubblico, se abbia ancora le caratteristiche che lo hanno reso unico nel panorama dell’informazione, se Vaime si sentirebbe ancora a casa sua in questo frullatore così frenetico, così in difficoltà nell’adattarsi ai tempi, così stremato dalla pandemia, in cui la politica e interessi vari hanno messo le mani su troppi gangli vitali di un sistema che rischia di deperire.
Vaime lascia in eredità un patrimonio straordinario, insegnamenti che speriamo qualcuno raccolga, uno stile inimitabile e un modello che nessuno può permettersi di considerare obsoleto. Se nonostante tutto amiamo ancora determinate reti, se lo stile del servizio pubblico conserva ancora una certa dignità, se la RAI ha ancora un marchio di fabbrica riconoscibile fra mille altri, difatti, è perché vi hanno lavorato per una vita persone come lui. Il suo addio passa alle nuove generazioni un testimone importante, ponendo sulle spalle di chi è venuto dopo la responsabilità di non far rimpiangere un gigante la cui mancanza si farà sentire eccome.

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