«L’errore più grave sarebbe la sottovalutazione e la banalizzazione delle minacce, che vanno contrastate sul nascere per scongiurare un’escalation di violenza. La ministra Lamorgese ha richiamato più volte l’attenzione sull’importanza della formazione delle forze di polizia perché intercettino sul nascere i pericoli e venga sempre salvaguardato un bene costituzionalmente garantito come la libertà di stampa. Lo Stato c’è». Così il prefetto Vittorio Rizzi ha chiuso oggi la riunione del Centro di Coordinamento delle attività di monitoraggio analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti dedicata alla Sicilia, seconda regione dopo il Lazio per numero di casi registrati.
All’incontro online hanno partecipato, insieme con tutti i Prefetti siciliani, il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Giuseppe Giulietti; il segretario dell’Associazione Siciliana della Stampa Roberto Ginex con alcuni segretari provinciali; il presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti, Giulio Francese; il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, anche in rappresentanza dell’Anci Sicilia; i rappresentanti delle forze dell’ordine; alcuni giornalisti vittime di minacce e aggressioni per via del loro lavoro.
Secondo i dati del Viminale, nel 2020 si sono verificati in Sicilia 27 casi di intimidazioni ai cronisti: 13 nella provincia di Ragusa, 7 a Palermo, 5 a Catania, 1 a Siracusa e 1 a Trapani. L’aumento di episodi rispetto al 2019 è stato del 237%.
Nel corso dell’incontro il segretario regionale Roberto Ginex ha presentato i casi più significativi, fra cui quelli di Paolo Borrometi, vicedirettore dell’Agi; Salvo Palazzolo de la Repubblica; Angela Caponnetto di RaiNews24; Raffaella Cosentino della Tgr Rai; Valentino Sucato, collaboratore del Giornale di Sicilia; Antonio Condorelli e Francesco Scollo di LiveSicilia.it.
«Si tratta spesso – ha evidenziato Ginex – di colleghi finiti nel mirino per i loro articoli sulla mafia, e alcuni di essi sono semplici collaboratori o freelance senza garanzie né tutele e spesso vengono anche retribuiti con pochi euro. Eppure, per l’amore della professione non esitano a mettere anche a repentaglio la loro incolumità pur di onorare il loro impegno ed informare i cittadini sulla realtà dei fatti. Faccio un appello alle istituzioni e alle forze dell’ordine perché questi colleghi possano essere tutelati nei territorio in cui operano. Il sindacato – ha concluso – in tutte le sue articolazioni è pronto a collaborare su tutti i fronti».
Il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, ha anticipato che il sindacato porterà all’attenzione della Federazione internazionale dei giornalisti l’esempio dell’Osservatorio realizzato con il ministero dell’Interno e chiesto di predisporre un percorso operativo che possa rendere il più efficace possibile l’azione di denuncia dei casi di minacce. «Per arrivare sempre un giorno prima, mai un giorno dopo», ha concluso.
Fnsi e Assostampa Siciliana consegneranno un dossier sui casi siciliani al Centro di coordinamento delle attività di monitoraggio analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti.