Si segnano importanti passi in avanti nel contrasto al revenge porn: l’8 marzo arriverà il canale online www.gpdp.it/revengeporn promosso dal Garante Privacy in sinergia con Facebook. Si potrà così impedire la diffusione illecita di video e immagini su Facebook e Instagram.
Mediante la compilazione di un form, sarà possibile rivolgersi in via riservata al Garante Privacy ed esplicitare i fondati rischi e timori che il partner possa mettere in rete contenuti privati, ovviamente in assenza del proprio consenso. Questa segnalazione preventiva e dal carattere confidenziale sarà verificata caso per caso e consentirà di bloccare foto e video privati prima che vengano condivisi sui social.
Cosa fare contro il rischio di vedere le tue foto private sui social
Sulla pagina web del Garante Privacy, le potenziali vittime, donne o uomini sotto scacco dell’ex partner, avranno la possibilità di riempire un modulo e rappresentare all’Autorità Garante la propria vicenda, fornendo tutte le informazioni utili a valutare la situazione di rischio. Alla persona interessata sarà così indicato un link in cui sarà possibile caricare direttamente le immagini intime e pertanto ritenute scomode. Il caricamento su questo link permetterà a Facebook di cifrare le immagini attraverso un codice “hash”, che le renderà prima inintelligibili e poi le eliminerà, inoltre, con una tecnica di comparazione, questi contenuti saranno bloccati da possibili ed ulteriori tentativi di una loro pubblicazione su Fb ed Instagram.
L’iniziativa pilota lanciata un anno fa dal colosso di Zuckeberg viene oggi sostanziata dall’attività del Garante Stanzione per arginare il fenomeno della pornografia non consensuale.
Diffondere contenuti intimi senza consenso è un reato
La Legge 69/2019 ha introdotto la fattispecie di reato nota come porno vendetta, disciplinandola mediante l’articolo 612-ter del codice penale. Il reato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti è prevista per gli autori fino a sei anni di reclusione e multe che vanno dai 5mila ai 15mila euro. La portata della norma ha un‘applicazione ampia ed investe non solo ex mariti, ex mogli, ex fidanzati e compagne, ma anche coloro che hanno ricevuto foto e video e le fanno rimbalzare sul web senza il consenso della vittima (https://www.articolo21.org/2020/11/la-porno-vendetta-i-confini-del-sexting-e-della-violenza-di-genere/?fbclid=IwAR0rw5K1QyCJsO-cJ5BOU675J8qFcTaVsd44HlBgnmuvmZ09LfyEpKZl-LA&cn-reloaded=1)
Si registra che solo nel quarto trimestre del 2020 sono state rintracciate ed eliminiate 28 mln di immagini sessualmente esplicite.
La cancellazione dei tuoi dati è un diritto
Il caso ricorrente è quello di chi ha inoltrato le proprie immagini e video intimi e si vede recapitare la minaccia che questi vengano pubblicati per vendetta, oppure di chi ha il fondato timore che questo accada o ancora che qualcuno le abbia prodotte a sua insaputa nei momenti di vita insieme. In tutte queste circostanze è possibile chiedere l’eliminazione di questi contenuti. L’art 17 del GDPR tutela l’interessato, cioè la persona cui i dati si riferiscono, stabilendo l’obbligo, in capo a chi li detiene, di eliminarli. La cancellazione senza ingiustificato ritardo è un obbligo giuridico e deve avvenire in tutti i casi in cui i dati personali siano stati trattati illecitamente oppure la persona sia ignara o comunque neghi il consenso o si opponga al loro trattamento. Questo diritto fondamentale è garantito dalla normativa nazionale ed europea e comporta una gradualità di sanzioni pecuniarie e violazioni punibili.
Cos’è il deepfake
Il deepnude è una pericolosa variante del deepfake (www.gpdp.it/ temi/intelligenza-artificiale/deepfake). Si tratta di tecnologie che, partendo da foto o video reali, del tutto “normali”, che ritraggono la persona in momenti giornalieri, possono manipolare le immagini “denudando” le persone e/o rappresentandole in pose o azioni esplicitamente sessuali false, ma del tutto realistiche. L’intelligenza artificiale può purtroppo facilitare azioni di revenge porn tramite il cosiddetto deepnude, per questo è molto importante stare essere consapevoli di ciò che si carica on line e adottare la buona prassi di limitare la diffusione di ogni tipo di foto e immagini personali tramite messaggistica e social network (www.gpdp.it/temi/foto).
La regola d’oro: proteggere i propri dati dai propri dispositivi!
In materia di privacy, gli addetti ai lavori sanno che uno step fondamentale quando si parla di protezione dei dati è quello delle misure di sicurezza adottate. Ebbene sì, telefoni, tablet, pc, cartelle di conservazione dei files, devono essere criptati, avere password, sistemi antivirus, anti-intrusione ed in generale sono sconsigliati gli acquisti se non su grandi piattaforme, il collegamento a reti poco sicure o pubbliche, occorre fare attenzione al phishing e alle proprie impostazioni sui social e in generale a non diffondere i propri dati via chat oppure on line, perché si potrebbe perdere il controllo dei contenuti condivisi. Come ricorda infatti il Garante per la protezione dei dati: la prima difesa è la prudenza.
A chi rivolgersi
Se si è davanti ad un caso di revenge porn, denunciare alla Polizia Postale è la prima azione da compiere, così come rivolgersi al Garante Privacy per utilizzare il canale per le segnalazioni.
Avvocato – Data Protection Officer