Noto in Bielorussia come giorno di parate e concerti, il 25 marzo di quest’anno rischia di diventare un’altra occasione per arresti di massa e repressione da parte del regime, a qualche mese dalle contestate elezioni presidenziali
Il 25 marzo in Bielorussia è la giornata della libertà, una festività non ufficiale che ricorda la proclamazione di indipendenza della Repubblica Democratica Bielorussa nel 1918. Per tradizione, è una festa che si celebra con parate, marce e concerti, e per tradizione è accompagnata da arresti di massa da quando Lukashenka è al potere.
“Quest’anno – fa sapere Svjatlána Heórhieŭna Cichanóŭskaja, una delle sfidanti di Lukašėnka alle elezioni presidenziali del 2020 e ora in esilio in Lituania, – il 25 marzo è un giorno speciale perché i bielorussi si sono ribellati e continuano a resistere dallo scorso agosto” “La violenza deve cessare, i prigionieri politici vanno liberati, si devono tenere nuove elezioni”, sottolinea l’attivista che aveva invitato tutti in Bielorussia a partecipare a una votazione online per chiedere una soluzione pacifica alla crisi politica in atto. Il 25 marzo è il giorno in cui i risultati di questo sondaggio dovrebbero essere resi pubblici.
Nel frattempo la situazione nel paese è drammatica, e arresti e processi continuano ad avvenire nel quasi totale silenzio stampa internazionale. Proprio ieri l’allarme è risuonato durante il forum sui media organizzato dalla Commissione Europea: “Non possiamo girare gli occhi dall’altra parte – è stato detto – l’Europa deve fare qualcosa”.
Il 25 marzo diventa quindi un’ulteriore occasione per volgere lo sguardo ai fatti in Bielorussia. Ci sono risoluzioni e appelli da firmare, manifestazioni da organizzare, lettere da scrivere ai prigionieri politici, tweet e messaggi sui social media da scrivere e diffondere. E il tutto accompagnato dai colori bianco e rosso della protesta, a ricordo di una bandiera non più in uso ma diventata simbolo della spinta democratica esplosa l’estate scorsa.
In questo stesso giorno una cinquantina di presidenti e segretari dei sindacati dei giornalisti di una trentina di paesi europei ha scritto una lettera ai leader e ai capi di stato riuniti a Bruxelles per il Consiglio Europeo: “siamo profondamente preoccupati dell’intensificarsi della repressione in Bielorussia, e mandiamo questo appello proprio oggi, 25 marzio, giorno della libertà in Bielorussia”. I giornalisti ricordano come attualmente vi siano più di 250 prigionieri politici, compresi 12 giornalisti, e questa è soltanto la punta dell’iceberg visto che dal 9 agosto 2020 ci sono stati più di 30mila arresti, fra cui 480 giornalisti, con molti casi di tortura e violazione dei diritti umani.