In questo particolare 8 marzo 2021, in assenza di eventi pubblici, l’associazione Il Filo di Eloisa, associazione culturale di donne presente a Orvieto dal 2007, non rinuncia al compito di diffondere la cultura delle donne e la loro presenza nella storia, sottratta spesso alla memoria e alla conoscenza.
La donna che vogliamo ricordare quest’anno è Lucia Motti, scomparsa purtroppo recentemente, il primo dicembre 2020. Nata a Bari, dove aveva compiuto gli studi laureandosi in Filosofia, si era poi trasferita a Merano con il marito e il figlio; qui aveva trascorso anni dedicati intensamente all’attività politica e sindacale. Insegnante di lettere, si era dedicata all’impegno nel sindacato della scuola Cgil/Agb, contribuendo a rianimare il dibattito culturale sull’insegnamento e sul rapporto tra formazione e società, in uno spirito di confronto e dialogo tra forze territoriali e realtà nazionale.
A metà degli anni Ottanta Lucia si trasferisce con la famiglia a Orvieto, dove vivrà fino ai tempi recenti, sempre scegliendo la campagna come luogo di elezione per vivere e lavorare, spostandosi su Roma sia per continuare l’impegno sindacale nella direzione nazionale della CGIL, sia per quello che sarà il lungo e instancabile lavoro come direttrice dell’Archivio Storico delle donne “Camilla Ravera” presso la Fondazione Istituto Gramsci e come componente della Società Italiana delle Storiche.
La passione per lo studio dei movimenti politici femminili si salda con l’interesse e l’approfondimento dell’insegnamento della storia delle donne nella scuola e la storia di genere attraversata dal femminismo; proprio a Orvieto ricordiamo vari momenti di formazione per insegnanti come il seminario-laboratorio “Insegnare il Novecento”, svoltosi nel 1998 e organizzato da Eloisa Manciati, nel corso del quale Lucia trattò l’uso della fotografia come fonte storica, creando un momento di grande stimolo e interesse.
Era stato proprio partendo da un evento eccezionale come la donazione alla sezione di Archivio di Stato di Orvieto del Fondo fotografico di Elisa Lombardi, comandante dell’Accademia Femminile Nazionale di Educazione Fisica, che si era sviluppata una proficua collaborazione tra Lucia Motti e la direttrice dell’Archivio di Stato Marilena Rossi Caponeri, che sfociò nel ricchissimo volume Accademiste a Orvieto-Donne ed educazione fisica nell’Italia Fascista 1932-1943, pubblicato nel 1996: una memorabile presentazione al Palazzo dei Congressi mostrò alla platea affollatissima fotografie, filmati e ricostruzioni di un periodo in gran parte sconosciuto nella città.
Altro momento emozionante fu la presentazione del volume Il romanzo di una maestra dedicato a Rita Majerotti (1995), importante figura di donna emancipazionista e militante comunista, in cui attraverso una documentata e scrupolosa ricerca la storica fece apprezzare l’intreccio indissolubile nella vita di una donna tra la scrittura, la passione, l’impegno educativo e sociale.
Sono degli anni 1999-2000 i volumi Le donne presso gli Editori Riuniti e Percorsi di ricerca, di storia, di vita. Dieci anni del «Premio Franca Pieroni Bortolotti», personaggio a cui era già stato dedicato nel 1998 Ma tu voce festiva della speranza. Scritti inediti di Franca Pieroni Bortolotti.
Il Filo di Eloisa ha condiviso con Lucia Motti due interessanti eventi. Il primo è stato nel 2007 quando l’Associazione, in collaborazione con Emily in Italia Umbria e CGIL Orvieto, ha promosso la presentazione della mostra e del volume da lei curato Donne della CGIL: una storia lunga un secolo (2006). Il volume comprende fotografie e saggi di diverse studiose e della curatrice stessa che illustra il percorso tematico del lavoro e non trascura di sottolineare le difficoltà, ma anche le risorse, dell’uso della fotografia come fonte, e non solo come semplice illustrazione nella storia delle donne. Nell’atrio del Palazzo dei Sette, in cui era stata allestita una bellissima scelta delle foto del volume, Lucia Motti raccontò che ciò che aveva ispirato la sua ricerca in occasione del centenario della CGIL era stata l’individuazione della contraddizione, dell’attrito che spesso spinge le donne ad allontanarsi dalla politica. Certamente, aggiungeva, la presenza delle donne nel sindacato è sempre stata più numerosa e significativa che nei partiti, anche se non priva di contraddizioni: basta osservare la foto che immortala la nascita della CGIL in cui compare un solo volto femminile. In questo volume, come in altri suoi lavori sulla storia delle donne, Lucia Motti mostra la marginalità in cui la sinistra ha spesso tenuto le donne, anche in contraddizione con gli enunciati della sua politica. Tuttavia in quell’occasione non mancò di attirare l’attenzione sul fatto che le foto, se da una parte testimoniano il difficile rapporto col potere delle donne, dall’altra mostrano anche il loro tenace cammino.
La seconda occasione di collaborazione con Lucia Motti fu in occasione del secondo concorso bandito dal Filo di Eloisa per il quale le proponemmo, in quanto storica, di presiedere la giuria del concorso che richiedeva la scrittura della biografia di una donna. In cordiali e produttivi incontri selezionammo i racconti che poi furono pubblicati nel fortunato testo Vite da raccontare. Donne significative nell’esperienza e nella storia di altre donne, LietoColle 2010.
Da storica rigorosa Lucia Motti ci metteva in guardia su come, guardando a una donna del passato nella cui vita si indaga, sia necessario sfuggire ai rischi dell’attualizzazione, che ci porta a cercare in donne di altre epoche una risposta ai nostri interrogativi di donne di oggi, ma sia invece importante mantenere nella valutazione un complesso equilibrio fra diversi fattori.
Il volume fu presentato come evento di apertura della decima edizione della rassegna “Venti Ascensionali” in una sala gremita di pubblico, come testimoniano le foto dell’epoca. Nella presentazione Lucia Motti non mancò di sottolineare come quelle storie narrate dalle autrici – storie di “donne formica”, donne comuni, nella maggioranza dei casi non assurte ad alcuna celebrità, spesso svalutate dalla storiografia ufficiale – ci restituiscano invece un vissuto quotidiano importante e diffuso, essenziale per ricostruire non solo una storia di genere, ma le coordinate di vita sociale in cui, per uomini e donne, si saldano eventi, ruoli, affetti, conflitti, epoche.
Pur rendendoci conto di quanto possa essere riduttivo riassumere in queste poche righe una vita così ricca e complessa come quella di Lucia Motti, sentiamo di voler esprimere un senso di gratitudine e di riconoscimento nei confronti di una donna che si è dedicata con tenacia, passione dello studio e rigore a far emergere o a sottrarre all’oblio figure di donne le cui storie, spesso costellate di difficoltà e dolori personali profondi, si intrecciano con la complicata trama della Storia.
Di questa Storia Lucia è parte integrante, e noi in questo 8 marzo 2021 non vogliamo dimenticarla.