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Trump prima e dopo: che fare?

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Instant book per il brevissimo tempo trascorso dall’evento principale analizzato, non certo per il suo contenuto. Questo è L’Assedio, il libro pubblicato in febbraio da Antonio Di Bella per Rai-Libri. In 252 pagine non si limita a descrivere i tragici fatti dell’assalto a Capitol Hill avvenuto il 6 gennaio scorso, ma ne ricostruisce la genesi socio-politica e il ruolo determinante avuto da Trump. Esito di un ‘assedio’ ben più lungo e vasto guidato dall’ex presidente, per quattro anni, contro tutto il sistema democratico statunitense: dalle istituzioni ai media, dalle leggi garantiste all’immigrazione, dalla tutela sanitaria alla cultura. L’analisi è così approfondita che il libro diventa uno strumento essenziale per capire quel che è successo e quel che potrà accadere nei prossimi anni. Dovrebbe esserne resa obbligatoria la lettura a quanti hanno valutato con un sorriso compiacente, anche da questa parte dell’oceano, gli slogan e le iniziative di questo miliardario che voleva stravolgere il sistema democratico per piegarlo ai suoi interessi, al suo potere incontrastato.

Il racconto si apre con la descrizione dell’assalto al Campidoglio, descrizione che ha il ritmo di una sceneggiatura cinematografica, sostenuta dall’emozione con cui l’autore narra i gravissimi rischi corsi per l’incolumità personale propria e della sua troupe. Rischi senza tutela da parte di quelle poche forze di polizia che sembravano – a parte qualche eroica eccezione – guidare l’assalto alle austere sale parlamentari piuttosto che contrastarlo. Parole talmente sentite da risultare emotivamente più forti delle stesse immagini che quelle violenze hanno mostrato perché ci parlano anche del non visto, della sorpresa, delle paure, delle fughe dei parlamentari democratici e repubblicani aggrediti.

Poi, pian piano, per dare una risposta al perché migliaia di persone si sono comportate come se stessero andando a dare l’assalto a sedi del potere tirannico, come la Bastiglia o il Palazzo d’Inverno, e non alla massima espressione della democrazia di quel Paese, Di Bella ricostruisce la storia di come Trump ha creato il proprio appeal politico. Con l’appello alla rabbia, all’incultura, agli egoismi di piccoli e grandi gruppi estremisti, cercando di smantellare la multietnia, il solidarismo, il superamento del razzismo faticosamente costruito dalla metà del secolo scorso in poi. Di Bella sintetizza questo percorso trumpiano in una frase pronunciata dal tycoon nell’arringa tenuta dal palco allestito davanti alla casa Bianca davanti alle migliaia di suoi sostenitori radunatisi prima di quella che avevano già preventivata e forse premeditata e organizzata come spedizione punitiva. Queste le parole di Trump (pag. 171): “Loro hanno dominato la cultura di massa degli ultimi quarant’anni, ora ci siamo svegliati e non obbediamo più a nessuno”. ‘In un sol colpo – prosegue poi Di Bella – si butta così a mare la cultura di destra e di sinistra, la cultura tout court, la scienza, persino l’illuminismo settecentesco che cercò di sbarazzarsi dei dogmi di fede in nome della Ragione’.

Solo slogan da comizi, quelli di Trump? No, anche atti formali, come quello di istituire  la ‘Commissione 1776’, con lo scopo di creare un’istituzione definita patriottica, che rileggesse in modo positivo la storia della creazione degli Stati Uniti, in particolare sulle vicende legate alla razza. La Commissione,  destituita da Biden in uno dei primissimi atti dopo l’insediamento, non prevedeva la presenza di alcuno storico.

La cultura, dunque, oltre al tentativo di pacificazione politica che sarà svolto da Biden, sarà uno dei terreni più difficili sui quali operare. Se è vero che dei 74 milioni di voti raccolti da Trump alle elezioni, solo una parte è stata dettata dalla protesta e molti dalla fedeltà al partito Repubblicano, ora bisognerà verificare se quei dieci deputati e sette senatori di quel partito che l’8 febbraio hanno votato per l’impeachment, rappresentano una parte consistente di un partito che ha sempre partecipato democraticamente alle competizioni elettorali e che non può riconoscersi nella deriva autoritaria e folle di Trump. Solo un comune progetto culturale consentirà una ricostruzione dalle macerie che si sono accumulate in questi quattro anni. Un po’ come bisognerà fare in Europa per evitare che il cosiddetto sovranismo (altrimenti detto nazionalismo) abbia il sopravvento.

Infine Di bella si occupa di cosa farà, ora, Trump. Cercherà di riconquistare la leadership del partito o costruirà quello che lui intende chiamare il ‘Patriot Party’? Il fuoco, dice il titolo di uno dei capitoli, continua a covare sotto le ceneri. Ma le ceneri sono anche quelle prodotte dalle centinaia di migliaia di morti causate dal suo insulso rifiuto di combattere la pandemia per tutelare le imprese. Scelte che non hanno danneggiato solo gli uomini, le donne e i bambini del suo Paese. Anche gli animali. Cocncludo con quel che scrive Di Bella alle pagg. 107 e 108 del suo bellissimo libro: ‘Durante la pandemia, l’amministrazione Trump sospende l’applicazione di alcune leggi ambientali. Una decisione controversa, annunciata alla fine di marzo in un comunicato secondo il quale l’alleggerimento delle normative sarebbe stato necessario per le industrie che altrimenti si sarebbero trovate in difficoltà nel rispettare alcune prescrizioni. A giugno, infine, il governo americano elimina il divieto di cacciare nelle riserve nazionali  dell’Alaska utilizzando esche e trappole. Da luglio, così, è possibile impiegare tali strumenti per stanare gli orsi in letargo, sterminare intere cucciolate di lupi direttamente nelle loro tane, sparare ai caribù mentre nuotano o fare fuoco praticamente da qualsiasi mezzo: auto, aeroplani, barche, motoslitte. Anche questo provvedimento è stato fatto nell’ottica di non bloccare l’economia statunitense durante la pandemia?’.


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