Il re, anzi, il principe è nudo. Non ci sono più dubbi. Mohammed bin Salman nel 2018 approvò la cattura o l’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi. A scriverlo nero su bianco un rapporto dell’intelligence statunitense diffuso oggi dall’amministrazione Biden. Secondo il report rilasciato dall’ufficio del Director of National Intelligence, che dirige i servizi segreti e di sicurezza statunitensi, bio principe ereditario, che ha “l’assoluto controllo” delle agenzie di sicurezza e d’intelligence saudite”, non poteva non essere a conoscenza dell’operazione che portò all’assassinio del columnist del Washington post.
Anzi, sottolinea il rapporto, “è altamente improbabile che sia stata condotta senza la sua autorizzazione”.
Il documento, finora, era coperto da segreto, ed è stato declassificato e diffuso dall’amministrazione Biden dopo che Donald Trump l’aveva tenuto nascosto per salvaguardare la cooperazione con Riad nella partita contro l’Iran e promuovere la vendita di armi americane ai sauditi.
“Gli ho salvato la pelle”, avev confessato l’ex presidente a Bob Woodward, il leggendario reporter del Watergate.
Ma ora le cose sono cambiate:
”Abbiamo detto chiaramente che questa amministrazione non metterà nulla sotto il tappeto e che il presidente Biden seguirà la legge”, ha sottolineato un dirigente della Casa Bianca, spiegando che la diffusione del rapporto è “in onore di Jamal e contro questo orribile crimine, affinché cose del genere non si ripetano”.
Khashoggi, 59 anni, viveva negli Stati Uniti ed era un collaboratore dello storico quotidiano della capitale statunitense su cui criticava la famiglia reale saudita.
Per questo il 2 ottobre del 2018 è stato all’interno del consolato saudita di Istanbul, in Turchia, fatto a pezzi e bruciato in un forno nel giardino della residenza diplomatica di Ryan.
Secondo gli americani, generali, esperti legali, agenti segreti, un team di quindici persone, avrebbe pianificato l’omicidio del dissidente saudita fin nei minimi dettagli, compreso l’ultimo, macabro depistaggio: indossare i vestiti e l’Apple watch del morto, e far credere che il giornalista avesse lasciato da solo il Consolato generale di Istanbul.
Nell’ultima pagina del rapporto, che nel leggerlo la pelle si è accapponata fino a far male, sono indicati tutti e 21 nomi delle persone coinvolte, in modo diretto o indiretto, nella morte diel’editorialista del Washington Post .
Dal raffronto con le conclusioni dell’inchiesta dell’Alto commissariato dell’Onu pubblicata il 19 giugno 2019, emergono anche i ruoli svolti da alcuni di quei nomi indicati nel rapporto statunitense, un elenco di persone coinvolte di alto livello e, in alcuni casi, strettamente legati al sovrano saudita, che portano in modo inequivocabile al coinvolgimento diretto del principe Mohammed bin Salman nell’uccisione di Khashoggi che lui ha sempre negato.
Le conclusioni dell’intelligence americana sono esplicite e definitive: coloro che hanno avuto un qualsiasi ruolo nell’orrenda uccisione di Jamal Khashoggi devono essere ritenuti responsabili.
Una prima conseguenza concreta alla diffusione del rapporto è stata annunciata dal dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti che ha disposto sanzioni nei confronti di Ahmad Hassan Mohammed al Asiri, ex vice capo dell’intelligence generale dell’Arabia Saudita, e della Forza di intervento rapido, soggetto a tali sanzioni in base al Global Magnitsky Human Rights Accountability Act, in relazione a gravi abusi dei diritti umani e corruzione.
Con questa azione, il Tesoro sta di fatto sanzionando la Forza di intervento rapido dell’Arabia Saudita e un alto funzionario saudita che è stata direttamente coinvolta nell’omicidio di Jamal Khashoggi.
Mai come in questa occasione sentiamo di poter riconoscere e sostenere l’impegno degli Stati Uniti che, contrariamente a quanto avvenuto finora, affermano di essere “uniti a giornalisti e dissidenti politici nell’opporsi alle minacce di violenza e intimidazione”.
Articolo 21, come è sempre stato, continuerà a difendere la libertà di espressione, fondamento basilare di una società libera e democratica.