Di Raffaele Cutolo, immortalato da De André nella memorabile “Don Raffaè”, è lecito, anzi doveroso, pensare tutto il male possibile. Protagonista di spicco della Nuova Camorra Organizzata, ebbe un ruolo cruciale negli anni Ottanta, nella gestione dei fondi del post-terremoto dell’Irpinia, dettando legge in molti ambiti e rivelandosi, purtroppo, fra ricatti e compromessi spregevoli, un protagonista in negativo di una stagione tragica del nostro Paese. Per analizzarne la figura, è bene partire proprio dal capolavoro di De André, perfetto nel metterne in evidenza non solo lo spessore criminale ma anche la vasta rete di connivenze, complicità e rapporti con un universo di potere che era più visibile ma non certo meno feroce di quello che svolse un ruolo tristemente egemonico quando la politica era ormai in fase declinante.
Cutolo, scomparso all’età di settantanove anni nel carcere di Parma, è stato uno dei simboli delle storture, dei lati oscuri e dei non detti di una politica che non ha mai davvero rinunciato, specie in alcuni contesti, ad avere rapporti inconfessabili con macchine di consenso senza pari, capaci di spostare equilibri, determinare carriere, indirizzare intere elezioni e poi presentare il conto a modo suo. A pensarci bene, si potrebbe dire, con spirito provocatorio, che la sua storia è una sorta di autobiografia della Nazione, la rappresentazione fisica di un guinzaglio che, da sempre, costituisce il nostro strazio, condiziona il nostro stare insieme e rende impossibile quel passo avanti di cui avremmo bisogno, essendo ontologicamente nemica di ogni forma di pulizia e di progresso.
Cutolo è stato l’emblema delle nostre contraddizioni, delle nostre ipocrisie, di ciò che lui incarnava alla perfezione e tanti, troppi non hanno mai voluto ammettere.
Andandosene, porta con sé una miriade di misteri, di segreti inconfessabili, di morti, una scia di sangue che si intreccia con alcune vicende cruciali della storia italiana e con i fiumi di denaro che sono stati sprecati o sono finiti nelle tasche degli amici degli amici quando avrebbe potuto, invece, rendere migliore la vita di milioni di persone. Ci resta l’amaro in bocca per tutto ciò che non ha detto e che, forse, non sapremo mai.
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