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Querele bavaglio. Auspichiamo attenzione dal ministro Cartabia

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La nomina della professoressa Marta Cartabia a ministro della Giustizia mi pare un elemento positivo. Da presidente della Corte Costituzionale si è espressa sul carcere per i giornalisti firmando l’ordinanza che invita il legislatore ad intervenire con una modifica della legge «anche alla luce della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (…), che al di fuori di ipotesi eccezionali considera sproporzionata l’applicazione di pene detentive (…) nei confronti di giornalisti che abbiano pur illegittimamente offeso la reputazione altrui». Adesso che si trova dalla parte di chi le regole deve scriverle mi auguro che, nei tempi previsti dall’ordinanza che ella stessa ha firmato (il prossimo 22 giugno è prevista l’udienza della Consulta), si possa arrivare alla cancellazione del carcere per i cronisti. Allo stesso tempo mi auguro un suo intervento sulle querele bavaglio e sulla tutela del segreto professionale. Norme necessarie a garantire la libertà di stampa nel nostro Paese, ma che ogni legislatura ha finito per mettere in un cassetto. Vorrei, infine, ricordare, che la questione della incostituzionalità del carcere per i cronisti, prevista nell’articolo 13 della legge sulla Stampa e dall’articolo 595 del codice penale, ci ha visti protagonisti in una battaglia che abbiamo avviato attraverso il nostro sportello antiquerele, e che si è alimentata attraverso il confronto continuo con i colleghi. L’eccezione, infatti, è stata sollevata dal Sindacato unitario giornalisti della Campania durante un processo per diffamazione nel quale il Sugc difendeva un proprio iscritto presso il Tribunale di Salerno. Da lì è partito quindi il ricorso del giudice salernitano alla Corte Costituzionale seguito, dopo una settimana, da un medesimo ricorso del Tribunale di Bari.

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