BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Pace e lavoro: come declinare insieme gli articoli 1 e 11 della Costituzione. Partiamo da Domusnovas?

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Signor Presidente del Consiglio Incaricato, negli ultimi giorni delle Sue consultazioni ci permettiamo di suggerirLe una riflessione sull’applicazione di due articoli fondamentali della Carta Costituzionale: l’1 e l’11. Non sappiamo se nei Suoi intensissimi incontri qualcuno gliene parlerà, ma noi, che come Associazione facciamo specifico riferimento ad una delle principali garanzie della Democrazia Repubblicana – il dovere e il diritto di informare e di essere informati – sentiamo l’obbligo morale di farlo.

E com’è nostra abitudine partiamo da fatti concreti. Nel gennaio scorso uno degli ultimi atti ufficiali del governo presieduto da Giuseppe Conte è stato la revoca della concessione alla fabbrica RWM, con sede a Domusnovas nell’ex storico bacino minerario del Sulcis-Iglesiente, della costruzione di elementi per devastanti bombe aeree. Fabbrica tedesca, la RWM, con rappresentanza ufficiale italiana in provincia di Brescia, ma sede operativa in questa derelitta parte del sud Sardegna affamata di lavoro dopo la chiusura delle miniere e la progressiva devastante deindustrializzazione.

I principali committenti di questi ordigni bellici: l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, recentemente omaggiati da un improvvido ma acceso sostenitore della Sua ‘discesa in campo’ (tanto da mettersi al petto la medaglietta meritoria) di un ‘Nuovo Rinascimento’. Per accertarsene, chiedere ai prigionieri politici, alle donne, o alle popolazioni dello Yemen.

Ma tutto questo sarà Lei stesso a valutarlo. Noi qui intendiamo soffermarci sulla sorte di quasi duecento famiglie del martoriato territorio iglesiente che tra il 2019 e l’inizio di quest’anno si sono improvvisamente trovate senza l’unica fonte di sostentamento. Prima sono stati mandati a casa ottanta lavoratori a termine, ora gli altri novanta dipendenti effettivi. Che ne sarà di loro? E perché non sorgano equivoci, vogliamo spiegare bene, qui, perché a nostro avviso gli articoli 1 e 11 della Costituzione non possono essere scissi.

L’Italia ripudia la guerra. Ma solo quella in casa propria, o anche quella che con le armi da essa fabbricate e vendute viene portata sulla pelle di altre popolazioni inermi e pacifiche, come quelle dello Yemen? E davvero si può credere che quegli operai del Sulcis che sentono solo il dovere di difendere il lavoro per provvedere alle proprie famiglie, siano improvvisamente guerrafondai, senza un briciolo di pietà? Ecco perché, signor Presidente del Consiglio Incaricato le chiediamo, accoratamente, di mettere tra i punti più urgenti della Sua agenda di lavoro il progetto di riconversione industriale di quella struttura attrezzata. E’ stato fatto dopo le terribili distruzioni causate dalla folle seconda guerra mondiale, possibile che non si possa fare in tempo di pace?

E visto che Le sottoponiamo questo problema, perché non associarlo alla legittima richiesta della famiglia Regeni di dare un segnale forte all’Egitto, bloccando la vendita verso quel Paese di armamenti di qualunque tipo? Certo siamo coscienti che ampliando il discorso si dovrebbe arrivare a stabilire se sia etico tutelare la propria coscienza di Stato con l’articolo 11 della Costituzione e poi essere un importante fabbricante e venditore d’armi.

Ma per ora fermiamoci qui, anche perché alle famiglie di quei lavoratori di Domusnovas non saranno le nostre battaglie etiche a portare da mangiare, ma provvedimenti pratici che diano prospettive di lavoro ai capifamiglia.

Se il Lavoro sarà, come ha già dichiarato, uno dei punti cardine della Sua azione di governo, perché non cominciare con la riconversione di quella fabbrica? Bloccata la logica perversa che la vita di quelle famiglie derivava dalla morte in altre parti del mondo di uomini, donne, bambini, applichiamo alla lettera il dettato dell’articolo 1 della Costituzione e fondiamo finalmente la nostra Democrazia sul lavoro che non dà solo garanzia economica, ma anche dignità e rispetto.


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