Draghi “Dracula” non esiste più per il M5S. L’ex presidente della Banca centrale europea, già governatore della Banca d’Italia, direttore generale del ministero del Tesoro e dirigente della Goldman Sachs non è più il banchiere che succhia il sangue dei ceti popolari italiani. Anzi per Beppe Grillo «invece è un grillino, mi ha detto «io vorrei iscrivermi…».
Il miracolo è arrivato il 9 febbraio, quando il garante dei cinquestelle ha incontrato alla Camera Mario Draghi, impegnato nelle consultazioni per formare il suo nuovo governo. Il comico genovese gli ha chiesto «un super ministero per la Transizione ecologica» già esistente in Francia, Spagna, Svizzera e Costarica. L’ex presidente della Bce ha risposto sì e ha mantenuto la parola: sabato 13 febbraio il fisico Roberto Cingolani (nella foto) al Quirinale giura fedeltà alla Repubblica come ministro per la Transizione ecologica. Fa parte, con altri 22 ministri, dell’esecutivo tecnico-politico composto dal presidente del Consiglio Draghi in stretto contatto con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Esultano gli ambientalisti italiani, in testa quelli cinquestelle perché l’ecologismo è uno dei caratteri fondanti, identitari dei pentastellati. E grazie a questa “vittoria” Grillo ha fatto passare la svolta, ha superato i molti no ad entrare nell’esecutivo di unità nazionale. Il disco verde al ministero Draghi, però, è passato con solo il 59% di sì nella votazione tra gli iscritti sulla piattaforma online Rousseau.
Mentre il ministro degli Esteri Di Maio, il reggente Crimi e gran parte del gruppo dirigente appoggiano la svolta, Alessandro Di Battista continua a opporsi a Draghi Dracula. L’esponente movimentista grillino, leader dell’ala antagonista, ha annunciato il suo addio: «Il M5S non parla a nome mio. E dunque non posso fare altro che farmi da parte». Si oppone perché non vuole inchinarsi «al tredicesimo apostolo» e non intende accettare «un M5S che governa con questi partiti».
La rottura è forte, c’è aria di scissione. Davide Casaleggio si schiera con Di Battista: «Alessandro è fondamentale per il Movimento». Il figlio di Gianroberto, cofondatore del M5S, ha lanciato un secco avvertimento: il vertice cinquestelle non dovrà gestire «questo momento con arroganza oppure larga parte contraria alla scelta potrebbe allontanarsi».
Fino a qualche anno fa Draghi Dracula era il simbolo della Casta, il bersaglio delle battaglie populiste contro le élite europee ed italiane incolpate di ogni male. Grillo chiedeva perfino l’uscita dell’Italia dall’euro e dall’Unione europea. Ora il carismatico garante è riuscito a far passare l’ennesima marcia indietro: un governo Draghi di grande coalizione con dentro perfino l’inviso Berlusconi (lo «psiconano»), il nemico Renzi (l’«ebetino di Firenze») e l’ex alleato Salvini (l’autore di «una pugnalata in agosto»). Forse Grillo dovrà pagare il prezzo di una scissione, ma il presidente del Consiglio ora in sella sbarra la strada alle elezioni politiche anticipate viste come una sciagura per il M5S in disfacimento. Draghi vuole un esecutivo europeista e atlantista, un ariete per smontare i populismi.