Lunedi prossimo, 22 febbraio, il regista Giuliano Montaldo taglierà il traguardo dei novant’anni. E saranno sessanta da quando incontrò, per mai più lasciarla, proprio nel febbraio del 1960, la sua Vera, donna affascinante e di spiccata personalità. Sessanta, novanta: Giuliano Montaldo e Vera Pescarolo ancora oggi sposi. Sembra un flash back cinematografico, invece è vita vissuta, sempre insieme.
Febbraio 2021, ancora sposi, come il primo giorno. E per festeggiare un’unione che non è solo d’amore ma anche di lavoro (e che lavoro!) del grande artista genovese e della sua inseparabile donna della vita, gli amici cinematografari hanno organizzato un san Valentino speciale ripercorrendo per immagini una doppia strepitosa carriera con l’odierno contrappunto dei Due Vecchi che, sprofondati nel salotto di una romana casa-museo, davanti all’obiettivo non si risparmiano le battute finto-velenose.
Ricorda Giuliano: “Un giorno mi offrirono di girare un western italiano…” Vera: “Se lo fai ti lascio!” E un western non figura nella ricca filmografia del Maestro.
Vera: “Quando giri sei un artista, ti guardo e mi commuovo”
Lui: “Non è vero, non ti ho mai visto piangere”.
Lei: “Qualche volta è successo…”
(In realtà una volta l’abbiamo vista piangere, e fu la sera in cui a Montaldo fu assegnato un David di Donatello come attore, e lui sul palco mostrandole il trofeo disse “Sono passati sessant’anni da quando facevo l’attore e mi premiano solo oggi”. E Vera in sala piangeva di nascosto per l’emozione, come Giulietta Masina alla serata degli Oscar che premiò Fellini: ma Giuliano non disse come Federico: ”Don’t cry please” smetti di piangere Giulietta, scatenando l’applauso hollywoodiano. Chissà se Vera gliel’ha rimproverato, o piuttosto ha apprezzato la discrezione?).
Lei: “Sul set sei tu il padrone e io obbedisco, ma a casa no!”
Lui: “Ho sempre fatto quello che volevi tu!”
Lei, guardando in macchina: “E’ permaloso: se lo critico come regista non reagisce ma se gli dico che come attore è un cane si incavola!”.
Alla prima di Cronache di poveri amanti, di cui lui è attore protagonista accanto a Antonella Lualdi, quando in sala si accesero le luci lei seduta in prima fila abbaiò: “Bù-bù!” alludendo al giovane attore (23 anni!) secondo un “cane”. Non stavano ancora insieme e Giuliano non se la prese, ma per il resto della vita se l’è tenuta accanto anche come aiuto-regista in decine di film girati in ogni angolo di mondo.
I ricordi si affollano. Una sera a Roma erano andati a cena a Campo de’ Fiori: davanti alla statua di Giordano Bruno lei disse: “Anche questo è un altro bell’esempio di intolleranza…” Avevano parlato a lungo di ingiustizia e di potere a proposito di Sacco e Vanzetti, i due anarchici italiani giustiziati negli Stati Uniti per reati mai commessi. Ed era nato nel 1971 il film che ebbe un successo mondiale e che contribuì alla riabilitazione, trent’anni dopo, dei due italiani da parte del governo americano. E l’anno dopo venne Giordano Bruno. Di entrambi i film, come di tanti altri, Vera Pescarolo, sorella del primo produttore che credette nel giovane Montaldo, era stata ispiratrice oltre che assidua collaboratrice.
Un giorno a Pechino Montaldo fu colpito dalla considerazione che i cinesi mostravano di avere ancora per Marco Polo. Al ritorno a Roma ne parlò con un alto dirigente della Rai e nacque il progetto di Marco Polo, una serie televisiva di grande successo. Vera naturalmente vi collaborò intensamente, passando in Mongolia tutto il tempo necessario alle riprese. Ricorda Giuliano: “Un giorno serviva un numero impressionante di comparse, in costume, uomini donne e anche bambini. Non so come, ma Vera riuscì a radunarne a centinaia, non avrebbe fatto meglio un capo-troupe di Cinecittà. Senza parlare la lingua né pronunciare una parola, era diventata amica di tutti, e quando le riprese furono finite, molti vennero a salutarla come i loro antenati avevano fatto con il vero Marco Polo”. Nel racconto Montaldo si emoziona ancora una volta. E lei ne approfitta per dire:
“Torniamo in Mongolia?”
“Vuoi andare in Mongolia?”
“Si, mi piacerebbe molto”
“E allora quest’estate andiamo in Mongolia! Facciamo sempre tutto quello che vuoi tu”.
Più San Valentino di così!
Il documentario scritto e diretto da Fabrizio Corallo è stato presentato con successo all’ultima Festa del Cinema di Roma e la Rai ne ha fatto uno speciale TG-1 andato in onda il 14 scorso, ed è anche su Ray Play. E’ un ottimo lavoro che rende un doveroso, affettuoso omaggio ad una delle coppie più longeve del cinema italiano. Oltretutto instancabile: insieme sono andati dappertutto. Questo nel documentario non è ricordato, ma in un inverno di qualche anno fa la coppia si spinse in Lorena per presenziare al festival del cinema italiano organizzato a Villerupt, una cittadina mineraria, che negli anni Cinquanta fu meta di una massiccia emigrazione da quasi tutte le regioni d’Italia. Mescolandosi agli ex-minatori, ai loro figli e nipoti Giuliano e Vera ascoltarono con interesse storie lontane di miseria, di fatica, di dolore e di colpo balzarono in testa nell’albo d’oro degli ospiti di riguardo ai quali la rassegna francese offre da anni una vetrina del nostro cinema con particolare riguardo ai giovani autori. E fra quei giovani, visti l’entusiasmo e la curiosità che dimostrava, la coppia Giuliano & Vera non sembrava davvero la più vecchia.