Ogni tanto dall’Egitto arriva una buona notizia, anche se ne vorremmo riceverne molto più spesso.Mahmoud Hussein, giornalista di Al Jazeera, è finalmente libero. Dopo oltre quattro interminabili anni di detenzione arbitraria si è finalmente riunito alla sua famiglia.
Mahmoud era stato arrestato al suo rientro dal Qatar in Egitto, come è accaduto a Patrick Zaki un anno fa, il 23 dicembre 2016.
Senza un’accusa reale, solo perché era un giornalista libero.
Hussein era appena atterrato all’aeroporto del Cairo co n un volo dal Doha, dove lavorava come produttore presso la sede principale della tv satellitare, quando è stato prelevato con la forza da agenti dei servizi di sicurezza egiziani.
Era tornato nel suo paese per far visita alla sua famiglia, ma è stato arrestato con l’accusa di “appartenenza a un gruppo terroristico” e di “diffusione di notizie false”. L’Egitto considera la copertura informativa di Al Jazeera sull’Egitto a favore dei Fratelli Musulmani, il movimento che aveva sostenuto l’ex presidente Mohamed Morsi e che è considerato un’organizzazione terroristica dall’attuale governo.
Molti altri colleghi sono stati incarcerati con le stesse accuse rivolte a Hussein, come denuncia Reporter Senza Frontiere (RSF) che ha condannato la repressione dei media e dei giornalisti in Egitto sin dal colpo di stato militare che ha portato al potere il generale Abdel Fattah el-Sisi nel 2013.
Il numero di giornalisti e blogger detenuti in Egitto non è inferiore ai 40.
Il terzo Paese al mondo, dopo Cina e Turchia, nella classifica degli Stati con più prigionieri politici e ci coscienza.