Oggi le giornaliste bielorusse Katsiaryna Andreyeva e Darya Chultsova, in carcere da tre mesi, sono comparse davanti al giudice in tribunale di Minsk. Questa l’ultima frase di Katsiaryna Andreyeva pronunciata fine dell’udienza.
“Ho 27 anni, di cui 6 dedicati alla professione che amo, il giornalismo. L’estate scorsa mi sono trasformata in una reporter di guerra. Ogni volta che facevo il mio lavoro rischiavo non solo la mia libertà, ma anche la salute e la vita. Mi è capitato di schivare le pallottole di gomma e continuare la diretta, continuare cioè a fare il mio dovere professionale. I miei colleghi sono stati meno fortunati di me. Sono stati picchiati, qualcuno ha avuto il naso rotto o gli hanno sparato da distanza ravvicinata. Il 15 novembre la gente indignata per l’omicidio di Roman Bondarenko è scesa in strada per esprimere il proprio dissenso. Io ho seguito quello che stava accadendo in piazza dei Cambiamenti in diretta per la testata indipendente Belsat. Per questo motivo sono stata sbattuta dietro le sbarre con un’accusa inventata, fabbricata. Non chiedo, ma esigo di essere assolta e rilasciata, insieme ai miei colleghi”. Libertà per Darya Chultsova, libertà per Katsiaryna Barysevich, libertà per Ihar Losik, Ala Sharko, Yulia Slutskaya e per le altre centinaia di prigionieri politici. Grazie”.
Il pubblico ministero ha chiesto 2 anni di reclusione e la confisca delle attrezzature tecniche.
La sentenza sarà pronunciata domani alle ore 8
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