Luca Attanasio era un costruttore di ponti e un portatore sano di pace, un simbolo della nostra migliore diplomazia, umile nel rapportarsi col mondo e capace di scoprirne la bellezza e il dolore senza mai puntare il dito fastidioso del giudice. È stato assassinato oggi, sulla strada che collega Goma e Bukavu, Repubblica Democratica del Congo, insieme all’autista Mustapha Milambo e a Vittorio Iacovacci, carabiniere nativo di Sonnino (in provincia di Latina), un altro simbolo dell’Italia migliore di cui continuare a essere orgogliosi.
Due italiani che rendevano onore al nostro Paese, anche in un contesto tragico come quello dell’Africa profonda, dilaniato dalla violenza, dalle lotte tribali e dalla contesa feroce fra gruppi contrapposti per accaparrarsi e gestire le innumerevoli risorse di un territorio fra i più ricchi al mondo.
È bene che a prevalere ora sia il silenzio: un silenzio rispettoso e attento allo strazio dei familiari, un silenzio che eviti polemiche insulse e del tutto fuoriluogo, un silenzio che ci consenta un attimo di raccoglimento e, per chi crede, di preghiera.
Sarebbe opportuno che nessuno strumentalizzasse questa tragedia per fini politici di infimo livello: dubitiamo che accada ma la speranza è l’ultima a morire.
Soffermiamoci, piuttosto, ad analizzare la grandezza d’animo di questi nostri connazionali, dei tanti che, come loro, credono nel prossimo e amano la vita nella sua interezza, di chi non si rassegna all’abisso, di chi ama profondamente anche un mondo lontano dal proprio, comprese quelle nazioni dimenticate da tutti in cui si rischia di morire a ogni piè sospinto.
Siamo certi che né Attanasio né Iacovacci avrebbero gradito di finire sotto i riflettori, di trasformarsi in un argomento di lotta tra fazioni politiche opposte. Erano due galantuomini e non ha alcuna importanza per chi votassero, il che serve a ribadire che nessuno può né deve intestarseli.
Appartenevano a tutti coloro che credono in un’idea di giustizia, di uguaglianza e di dignità umana, dunque non erano universali, anche se credevano seriamente in un principio di fratellanza che andava al di là di ogni confine e di ogni barriera.
Un commosso addio, colmo di riconoscenza.
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