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Ambiente. Il lago di Bracciano l’ha scampata bella: sventato in extremis un attacco dell’Acea

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Appena in tempo: una diffida lanciata dal comitato di difesa del lago di Bracciano, (un gruppo di benemeriti cittadini che hanno a cuore le sorti del lago di Bracciano minacciato dai massicci prelievi di acqua che consentono all’Acea di alimentare uno degli acquedotti di Roma) ha bloccato sul nascere la sciagurata iniziativa della società capitolina concessionaria del servizio che si proponeva di riprendere i prelievi dal lago con il pretesto di lavori di manutenzione delle idrovore.

La notizia era trapelata da un innocente trafiletto sul sito del Parco Naturale Regionale di Bracciano e Martignano, nel quale era detto che “dal 22 febbraio al 31 marzo l’Acea avrebbe ripreso i prelievi dal lago di Bracciano”, fermi dallo scorso settembre grazie ad una delibera della Regione Lazio che aveva fatte sue le preoccupazioni degli ambientalisti. Il prelievo non sarebbe stato da poco. Nella nota era detto che l’azienda avrebbe succhiato dal lago “un milione e mezzo di litri d’acqua, tanti ne erano necessari per pulire le condutture rimaste ferme per mesi”. Un milione e mezzo di litri d’acqua (chi poi avrebbe potuto controllare?) sono un’enormità: sono migliaia di autobotti che messe in fila una dopo l’altra avrebbero coperto la distanza fra Roma e Milano! Eppure l’Acea, azienda concessionaria del Comune di Roma e da sempre protetta dal Campidoglio in questa annosa vertenza che l’oppone agli ambientalisti, si era premurata di assicurare che dopo tale massiccio prelievo “il livello del lago sarebbe calato di soli tre centimetri!”

Fortunatamente, per ora il pericolo è sventato. La diffida inviata dal comitato di tutela del lago a tutti gli organi coinvolti (la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Civitavecchia competente per territorio, il ministero dell’Ambente, i comuni di Roma, Bracciano, Anguillara e Trevignano, la Regione Lazio, il Tribunale delle acque interne) ha bloccato la ripresa dei prelievi che violano una precisa norma del contratto di concessione, secondo la quale non si può attingere acqua fino a quando il livello del lago non risulti quello naturale, stabilito per legge. E’ detto chiaro a tondo nella diffida che impone all’Acea di rispettare una precisa norma, finora disattesa e cioè l’adozione di una flussometro che blocchi automaticamente la captazione dell’acqua se il livello del lago scende sotto il minimo consentito.

Oggi il lago di Bracciano è sotto il suo livello naturale di ben più dei tre centimetri garantiti dall’Acea. Agli idrometri di Anguillara e di Trevignano risulta 161,90 sopra il livello del mare, ma il calo dell’acqua è visibile a occhio nudo: le spiaggette sono aumentate, e gli esercizi commerciali ne hanno approfittato allargandosi, il battello Sabazia che d’estate fa servizio turistico fra i tre comuni rivieraschi è fermo in darsena perché non pesca più nell’acqua bassa. Di questo passo anche la prossima stagione turistica risulterà problematica. Ma quel che più conta è il danno ecologico che i dissennati prelievi d’acqua hanno arrecato ad una realtà ambientale che meriterebbe ben altre attenzioni.


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