“E’ stata lesa la libertà morale di Nello Trocchia cui è stato impedito di svolgere il proprio lavoro di giornalista. Se è vero che la libertà di informazione, come afferma la Cedu, è il cane da guardia della democrazia, allora il presupposto essenziale della democrazia è l’informazione, ossia la conoscenza dei fatti”. E’ uno dei passaggi più eloquenti del capo di imputazione a carico dei quattro esponenti dei Casamonica per i quali è partito un processo che vede tra le parti civili proprio Nello Trocchia, oggi inviato del “Domani” e, con lui, il Sindacato dei Giornalisti della Campania, Sugc. Trocchia è individuato come parte offesa nelle accuse firmate direttamente dal capo della Procura di Roma, Michele Prestipino che, appunto, riconosce una lesione alla democrazia nei fatti contestati, ossia gli ostacoli frapposti al lavoro del giornalista. Casamonica Nando, Guerrino, Loreta (classe 65) e Loreta (classe 90) reagirono malissimo e con oltraggio durante le operazioni di arresto di alcuni componenti della famiglia con atti che colpirono anche quattro poliziotti (non costituiti) oltre al giornalista che era sul posto per un servizio della trasmissione Rai “Nemo”.
“Questo processo parte a due anni esatti dall’uscita del mio libro ‘Casamonica’ – dice Nello Trocchia – e forse è un segno. Da allora sono successe molte cose. Da poco per una querela mossami è stata fatta richiesta di archiviazione, alle minacce ricevute in strada si aggiungono annunciate richieste risarcitorie, da qualche tempo i carabinieri hanno ripreso a sorvegliare di nuovo la mia abitazione (a loro il mio grazie enorme). Qualche luogo lo evito, qualche pensiero lo tengo e ogni tanto rifletto su alcune cose, una in particolare. Non ho ancora capito se tutto questo serva a qualcosa o no? Se ne valga la pena o no? Ma le domande lasciano spazio alle certezze. Dico grazie a chi ha iniziato a parlare, a Mehdi che lo ha fatto tra i primi, a Ernesto che non ebbe paura, a Roxana. Quando l’impunità regnava loro, insieme a pochi altri, hanno denunciato, i veri cavalieri della Repubblica. Grazie a investigatori, politici che, facendo il loro dovere, hanno capito che non c’era più spazio per confinare quella realtà criminale agli angoli della città di Roma. Resta una consapevolezza che se ciascuno non metterà un granello di sabbia nell’ingranaggio, quando ne avrà l’occasione, la battaglia sarà persa e non basterà un like o una pacca sulla spalla per rendere meno pesante e mortificante la resa”.
Nello Trocchia è un cronista campano che ha seguito a lungo e da molto vicino il problema dei rifiuti e il ruolo che ha la camorra in quel business. Anche per questo ha saputo riconoscere, tra i primi, il calibro criminale dei Casamonica, a lungo negato nella capitale. Al processo è affiancato dal Sugc, con la rappresentanza dell’avvocato Giancarlo Visone. Al momento dei fatti, avvenuti l’otto maggio 2018, Nello Trocchia si trovava insieme all’operatore Giacomo Del Buono e alla collega di La 7 Micaela Farrocco per documentare l’arresto di Antonio Casamonica e Alfredo Di Silvio, ritenuti responsabili del pestaggio di una donna disabile e del titolare del Roxy Bar alla Romanina.
«Saremo al fianco di Nello Trocchia e di tutti i colleghi che vengono minacciati e aggrediti per garantire il sacrosanto diritto dei cittadini ad essere informati – affermano in una nota Fnsi e Sugc –. È importante che i giornalisti non restino soli, anche nelle aule dei tribunali. È fondamentale dare segnali forti perché i cronisti possano continuare a fare il loro lavoro senza il timore di ritrovarsi isolati e, quindi, vulnerabili. Noi ci saremo, sempre. Ma c’è un clima pesante attorno a chi fa informazione. È necessario che la difesa della libertà di stampa non sia percepita soltanto come la battaglia di una categoria, come quella dei giornalisti, ma diventi una battaglia di civiltà, una battaglia di tutti per la difesa di un bene comune e necessario per la democrazia del Paese».