“Spara alla Polizia, quella brutta compagnia”, “non abbiate paura”, i poliziotti “sono solo quattro pezzenti”. Poi, nella canzone dedicata a Riina, su Falcone e Borsellino: “Due giudici gli erano contro ed arrivò per loro il giorno. Li fece uccidere senza pietà”. Ed ancora: “Viva i latitanti”.
Disgusto e rabbia per queste ‘canzoni’ che stanno spopolando sul web.
L’autrice è Teresa Merante, cantante calabrese i cui video su YouTube raggiungono oltre 3 milioni di visualizzazioni. E l’ultimo video, dal titolo “Bon Capudannu” (che fa gli auguri di buon anno ai carcerati), ha come “attore” Giuseppe Marasco, sindaco di Nicotera (comune sciolto tre volte per mafia).
Non c’è fine al peggio, non c’è ritegno. Non si può più far finta di nulla e, nell’attesa di comprendere se questi versi non siano la versione 2.0 del “favoreggiamento alla mafia”, c’è da interrogarsi sui milioni di persone che ascoltano ripetutamente questi brani.
L’ignoranza dell’autrice è seconda solo alla sofferenza che chi la ascolta regala ai familiari di chi è morto per mano mafiosa.
No, non sono “omini d’altri tempi”. Sono solo sanguinari delinquenti. Vergogna e disgusto.