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Skira editore.“A cosa serve la storia dell’arte” di Luca Nannipieri, teoria e pratica per lo studio e la conservazione della creatività

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Luca Nannipieri ha lavorato per la Rai curando rubriche e programmi inerenti alla sua formazione come critico d’arte. Scrive su settimanali e quotidiani nazionali. Dirige Casa Nannipieri Arte, con cui cura mostre e conferenze d’arte moderna e contemporanea, i cui cataloghi sono pubblicati da marchi di settore come Editoriale Giorgio Mondadori (Gruppo Cairo). Con Skira ha pubblicato nel 2019 Capolavori rubati e Raffaello (2020)

Luca Nannipieri in “A cosa serve la storia dell’arte” ci racconta, tra le molte iniziative da lui portate avanti, un esempio di quello che ritiene sia la funzione di chiunque svolga il suo mestiere: “Quando sono stato Assessore alla cultura e all’istruzione del comune di Cascina, vicino Pisa, ho fondato il primo museo permanente di quel territorio di cinquantamila abitanti: quasi cinquanta statue e bassorilievi in gesso, risalenti a un arco di tempo tra Otto e Novecento, stavano marcendo tra escrementi di topo in un magazzino; non potevo accettarlo, il cuore, la coscienza, il senso della storia non me lo permettevano; così, in pochi mesi, li ho tolti dalla disgrazia in cui erano finiti, li ho musealizzati creando una gipsoteca”.

Secondo Nannipieri è sbagliato ritenere che il critico esaurisca il suo ruolo nel mero “giudicare”. Per Luca Nannipieri la storia dell’arte non ha solo bisogno di studi specifici su artisti, scuole storiche e geografiche, ma anche di una meditazione approfondita sulle questioni di base, sulle cui fondamenta poggia l’utilità stessa della storia dell’arte e dello storico dell’arte, la necessità di conservare manufatti e opere, lo spirito da cui è mossa una comunità quando preserva i simboli e le testimonianze del passato. Nel suo saggio l’autore mette a confronto il suo pensiero con i riferimenti fondativi della disciplina della storia dell’arte – da Johann Joachim Winckelmann ad Arnold Hauser, da Alois Riegl a Erwin Panofsky, da Max Dvořák, Bernard Berenson e Heinrich Wölfflin – e con gli storici direttori di alcuni dei più autorevoli musei italiani ed europei, con persone che hanno conquistato un posto nella storia preservando capolavori che, per ragioni varie, avrebbero potuto essere distrutti.

Acquista una posizione di rilievo nei campi di azione la lotta al crimine, a partire dalla capacità di saper riconoscere l’autenticità di un’opera, l’essere consci che un falso non è tale finché non viene smascherato, le responsabilità dei critici e degli archeologi nel contrasto al contrabbando internazionale: “Tutto sta nel non fare ciò che, invece (…) dovrebbe rigorosamente fare il critico d’arte: ovvero non fare una severissima, inflessibile analisi di documenti e carte che vengono messi a disposizione”.  Nannipieri indaga la forza delle comunità aperte alla persona, la presenza eventuale di una cultura gerarchica divisa in alta o professionale, e bassa o locale, vedendo nelle gerarchie l’origine delle ingiustizie. Esamina la persona, lo Stato, la struttura che ingabbia, ritenendo che un pensiero dominante sull’arte abbia come vittima la persone. “A cosa serve la storia dell’arte” è un’opera di teoria chiarificatrice e di disciplina pratica per lo studio e la conservazione dell’arte, un contributo di militanza al servizio delle comunità.

A cosa serve la storia dell’arte

Di Luca Nannipieri

Editore: Skira

Collana: Skira paperbacks

Anno edizione: 2020

In commercio dal: 7 dicembre 2020

Pagine: 224 p., Brossura


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