E’ stato come riavvolgere un nastro, seguendo il filo nero che attraversa 30 anni della nostra Storia. La puntata monografica di Report di questa sera ha già creato aspettative in molti di coloro che avevano colto segmenti di depistaggi clamorosi sui più importanti fatti di cronaca, sugli attentati che hanno sconvolto le coscienze e scosso la nostra democrazia. La conferma che c’erano tratti comuni e ripetitivi viene da Giorgio Mottola, autore del reportage di oggi insieme a Paolo Mondani: “Ciò che emerge con chiarezza è il ruolo di servizi segreti, massoneria, mafia. Con una scia che parte dalla strage di Bologna per arrivare a quelle del 1992”.
E’ stato difficile mettere insieme questo puzzle? Oppure era tutto lì, chiaro e aspettava di essere ricostruito in modo organico?
“C’erano molte evidenze. Pensiamo all’attentato a Borsellino su cui abbiamo una importantissima novità: lì c’è stato un depistaggio evidente e clamoroso”.
Una puntata lunga quella di oggi, possiamo definirla un “pezzo della nostra Storia più scomoda”?
“Sì, anche perché scopriamo che in alcune bruttissime vicende di questo Paese sono entrati vertici dello Stato. Non possiamo più parlare si servizi deviati soltanto o di uno ‘Stato Ombra’ ma proprio di Stato”
Siete partiti dalla stazione di Bologna, ferita sempre aperta…
“In quegli atti abbiamo la prova che la destra stragista fu lo strumento ma che ci fu una saldatura nel rapporto con la massoneria e con i Servizi. Un copione che ritorna e che ci conduce fino alle stragi del 92-93 e, ancor prima, all’attentato dell’Addaura. Abbiamo una testimonianza esclusiva che fa capire cosa è accaduto a noi tutti in quegli anni”.
Più di 30 anni di depistaggi infiniti, gravi. Ma perché?
“All’inizio c’era questo rapporto ormai innegabile tra massoneria, Servizi, mafia. Poi la caduta del muro di Berlino e la modifica radicale degli equilibri mondiali ha fatto sì che ci fosse una concentrazione sulle nostre cose interne diciamo e abbiamo dovuto subire questa deviazione sistematica di molte inchieste su fatti gravissimi, in grado di destabilizzare il Paese”
(nella foto la strage di Capaci)