Come sia possibile che una bambina di soli dieci anni perda la vita solo per aver cercato di imitare un tragico gioco visto sul social network Tik Tok, dove la sfida consisteva nello stringere attorno al collo una cintura fino all’asfissia? È accaduto a Palermo dove i sanitari non hanno potuto fare altro che dichiarare la morte cerebrale dopo aver diagnosticato una “prolungata anossia cerebrale” ( i genitori hanno autorizzato l’espianto degli organi) che l’ha portata al coma irreversibile. Quali sono le cause che si possono identificare in tali azioni sempre più frequenti nell’utilizzo distorto dei social e del web più in generale? Elena Bozzola segretaria della Società Italiana di Pediatria spiega che gli adolescenti a rischio per sentirsi grandi o per noia vanno educati ad un uso corretto dei social, un appello ripreso anche dagli psicologi dell’età evolutiva e neuropsichiatri infantili che denunciano un fenomeno sempre più preoccupante rispetto alla tentazione tra i giovani di imitare comportamenti pericolosi.
A dirlo è anche lo psichiatra e psicoterapeuta Federico Tonioni, direttore del Centro Pediatrico per la Psicopatologia del Web del Policlinico Bambin Gesù di Roma. Intervistato dal GR Radio di Rai 3 il docente universitario ha spiegato: «Sono delle sfide dove una “challenge” (come quella della piccola di Palermo su Tik Tok, ndr) non rappresenta per i minori una cosa inquietante e pericolose. Le sfide non sono pericolose di per sé ma gli adolescenti hanno bisogno di mettersi in gioco si sentono soli e hanno una bassa autostima di sé. Durante i periodi di lockdown si sono traumatizzati e assorbito l’angoscia dei genitori. La noia, la rabbia, il senso di cupezza impediscono alla vita di fare dei progetti per il futuro. Queste sono le basi dell’insorgenza della psicopatologia adolescenziale», e nell’intervista rilasciata a Luca Piras per L’Huffingtonpost – il professor Tonioni include anche un collegamento tra la pandemia e i casi di suicidi suicidio e autolesionismo aumentati del 30%. Il giornalista chiede qual è la connessione tra l’incidenza dei suicidi, i gesti di autolesionismo giovanile e la fase e la pandemia (anche se il termine più appropriato è sindemia come ha scritto Richard Horton, direttore della rivista scientifica The Lancet), e la risposta dello psichiatra chiama in causa le conseguenze psico sociali della prolungata emergenza da Covid-19: «C’è un raccordo diretto tra la pandemia e i suicidi. Le relazioni fondano l’identità di bambini e adolescenti, la mente dei bimbi è come la creta fusa. Il Covid-19 ha traumatizzato noi adulti soprattutto durante la seconda ondata. Dal punto di vista clinico ho visto difese forti durante la prima fase ma la situazione di molti ragazzi si è aggravata per la mancanza di relazioni in questa seconda ondata pandemica. La pandemia perdura e condiziona il vissuto dei ragazzi. I giovani sono in difficoltà e i bambini hanno pochi strumenti per dimostrarlo. Invito tutti, in materia di suicidio, a non fare allarmismi perché le fantasie suicidarie fanno parte del pensiero umano”.
Il professor Tonioni però non demonizza l’utilizzo di internet ma spiega come l’utilizzo del web e di tutte le sue implicazioni sia l’unico strumento possibile che consente agli adolescenti di relazionarsi con l’esterno. L’obbligo di stare in casa ha richiesto un uso continuo della tecnologia amplificata dalla solitudine esistenziale e relazionale. «I figli, quando nascono, separano la coppia e la famiglia diventa un triangolo. Quando il figlio adolescente lascia i genitori, questi ultimi si ritrovano a stare insieme di nuovo come coppia. Con il lockdown la famiglia è tornata a stare insieme in casa, – spiega ancora il dottor Tonioni nell’intervista pubblicata dall’Huffingtonpost – questo non è stato facile. Alcuni genitori scaricano i problemi sui figli che stanno al computer ma io credo che sia un bene la presenza della tecnologia. La didattica a distanza, se fatta in modo adeguato, è un bene. Anche noi docenti abbiamo avuto delle difficoltà. Il Covid-19 ha sicuramente aggravato tante situazioni. Bisogna tutelare gli anziani e le categorie a rischio ma anche i giovani sono ora una categoria a rischio. Non dobbiamo trasformare la cura in una malattia ancora più grave perché i ragazzi sono davvero in difficoltà».
La noia, l’insorgenza di nuove patologie da iperconnessione, il narcisismo digitale un nuovo disturbo classificato dal DSM V il Manuale diagnostico dei disturbi mentali, l’esibizione di identità digitali spesso non veritiere, il bisogno compulsivo di apparire e di restare in contatto con gli altri in modo ossessivo, sono alla base della sofferenza psicologica e psichiatrica che sta insorgendo sempre più nella nostra società. Una di queste è l’emulazione, come nel caso del personaggio di Joker del film omonimo: una coppia di fidanzati adolescenti si sono procurati gesti di autolesionismo gravi. Una folle “gioco” che richiede di mettere alla prova la propria soglia di dolore e in questo caso i due minorenni si sono deturpati a vicenda il volto con un taglierino procurandosi gravi ferite. La rivista scientifica Computer in Human Behaviour ha pubblicato lo studio “I don’t want to miss a thing: Adolescents’ fear of missing out and its relationship to adolescents’ social needs, Facebook use, and Facebook related stress (Beyens, Frison, Eggermeont, 2016)” in cui è stato analizzato il comportamento di 400 adolescenti nell’uso dei social in cui si dimostrava la correlazione tra iperconnessione e insorgenza di sintomi da ansia, e stress causati dalla sensazione di restare esclusi dalla rete. La paura di restare soli e la scarsa autostima di sé incidono sulla necessità di “vivere” una realtà costruita e per questo virtuale.
La decisione del Garante della Privacy
«Il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto nei confronti di Tik Tok il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica a seguito della terribile vicenda della bambina di 10 anni di Palermo».
«Il Garante già a dicembre aveva contestato a Tik Tok una serie di violazioni: scarsa attenzione alla tutela dei minori; facilità con la quale è aggirabile il divieto, previsto dalla stessa piattaforma, di iscriversi per i minori sotto i 13 anni; poca trasparenza e chiarezza nelle informazioni rese agli utenti; uso di impostazioni predefinite non rispettose della privacy».