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Preludio alla mobilitazione nazionale contro il giornalismo precario, si costituisce il Coordinamento dei collaboratori del Giornale di Sicilia

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A Palermo come a Roma e Milano, gli editori continuano a risolvere le crisi sostituendo redattori con collaboratori precari sottopagati per mantenere la produzione quotidiana di contenuti. Il Governo nazionale invece chiede finalmente alle parti sociali di trovare subito soluzioni negoziate su precariato ed equo compenso giornalistico, impegnandosi altrimenti ad adottare un ineludibile provvedimento di contrasto alla precarizzazione dell’informazione. Per la Commissione lavoro autonomo Fnsi «è arrivato il momento della mobilitazione per l’equo compenso e la dignità del lavoro giornalistico in Italia».

Il Coordinamento dei collaboratori del Giornale di Sicilia si è costituito lo scorso 28 gennaio, in un momento estremamente critico per il quotidiano palermitano, sul quale dallo scorso anno pendono 17 licenziamenti sospesi dall’emergenza Covid. L’editore ha appena deciso di abolire senza preavviso anche le pagine provinciali di Caltanissetta ed Enna, dopo quelle della Sicilia orientale.

La vertenza procede secondo un copione noto. La proprietà scarica drasticamente sui lavoratori il peso della crisi di bilancio, trattando i giornalisti come mera zavorra senza valore, di cui liberarsi all’occorrenza per riprendere quota. “L’identità di un giornale è costituita dal patrimonio culturale del suo corpo redazionale”, afferma Roberto Ginex, segretario regionale di Assostampa Sicilia. Redattori e collaboratori sono nel loro complesso gli insostituibili testimoni nel tempo della continuità di rapporto tra il quotidiano palermitano e il suo territorio di riferimento, in oltre 160 anni di cronaca che si fa storia. “Il Giornale di Sicilia non ha affatto rami secchi da tagliare nella sua redazione”, aggiunge Ginex, “si assiste piuttosto all’intenzione di continuare ad amputare le radici che lo rendono organismo vivo e riferimento irrinunciabile della nostra comunità”.

“Il modello a breve che si rivela nelle intenzioni della proprietà è quello di condurre l’attività industriale della testata quotidiana con un pugno di giornalisti assunti e una moltitudine di collaboratori sottopagati, inessenziali e intercambiabili”. Così riporta il documento del Coordinamento dei collaboratori del Giornale di Sicilia indirizzato all’Assostampa e al Cdr del quotidiano. “I giornalisti non possono che rivendicare il valore dell’informazione di qualità come diritto del cittadino, che non si può coniugare con la precarizzazione dei lavoratori che ne producono i contenuti. Le vertenze che riguardano i giornalisti non possono essere gestite separatamente per dipendenti e non dipendenti, essendo il giornale prodotto quotidianamente tanto dai subordinati che dai lavoratori autonomi, anzi prevalentemente da questi ultimi. Non affrontare le crisi aziendali congiuntamente per entrambe le tipologie contrattuali ha finora portato solo ad una continua erosione dei livelli occupazionali, alla mera desertificazione della redazione. Se l’editore del Giornale di Sicilia non dà alcuna garanzia né prospettiva di nuovi posti di lavoro, non può pretendere di mantenere la produzione quantitativa dei contenuti da pubblicare affidandola a giornalisti precari da pagare quanto vuole e quando vuole, senza alcuna garanzia di progressione di compensi, di continuità di lavoro e di welfare. Chiediamo che le istanze dei collaboratori vengano finalmente considerate come integranti ed essenziali in qualsiasi confronto e vertenza tra l’azienda e i lavoratori giornalisti, senza pregiudizio e discriminazione tra subordinati e autonomi. Denunciamo essere conclamato – conclude il Coordinamento dei collaboratori – che l’editore del Giornale di Sicilia non rispetta cronicamente le condizioni per il lavoro autonomo previste dal vigente contratto di lavoro giornalistico e chiediamo pertanto l’intervento urgente di solidarietà e tutela del sindacato dei giornalisti e del comitato di redazione”.

Ai tavoli nazionali, gli editori hanno finora ostruzionisticamente bloccato le trattative sull’applicazione della legge 233/2012, che impone di retribuire nelle testate giornalistiche i collaboratori non dipendenti con compensi coerenti a quelli dei redattori assunti.

Lo scorso dicembre si è registrato un punto di svolta, con la dichiarata volontà da parte del Governo di giungere in tempi certi a soluzioni negoziate su lotta al precariato ed equo compenso, con l’impegno di adottare un provvedimento sul contrasto al precariato nel caso in cui le parti sociali non trovino un accordo entro il 15 febbraio. Per la Commissione lavoro autonomo nazionale (Clan) della Fnsi «è arrivato il momento della mobilitazione per l’equo compenso e la dignità del lavoro giornalistico in Italia». Al via un censimento Clan-Fnsi delle condizioni di lavoro e retributive dei giornalisti freelance e precari. Si chiede un immediato confronto con editori e Governo per la vertenza sul precariato, la tracciabilità del lavoro autonomo, maggiori ispezioni Inpgi, l’estensione ai giornalisti non dipendenti delle norme sull’Iscro(Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa) e lo «stop all’inaccettabile impiego di giornalisti pensionati in redazione».


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