Open Arms chiederà di essere parte civile al processo per sequestro di persona contro l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini. L’istanza sarà depositata sabato mattina in udienza al Tribunale di Palermo dall’avvocato della Fondazione, Arturo Salerni, che si vuole tenere distante dalle polemiche social. “Ci sono sempre, su ogni argomento”. Ma tiene la barra dritta sul valore giuridico e sociale della presenza dell’armatore in un processo che, forse più di molti altri, si occupa di diritti umani.
“La Fondazione chiede il risarcimento per la lesione specifica di un suo diritto oltre che per il costo maggiore subito dal fatto di avere avuto la nave bloccata – dice l’avvocato Salerni – e d’altro canto è stata già individuata come persona offesa. C’è stato un ostacolo alla missione di Open Arms”.
Lei sa che la vostra presenza nel processo sta già scatenando una serie di polemiche e ne verranno altre di sicuro. Cosa ne pensa?
“Penso che importante saranno l’esito del processo e l’accertamento delle responsabilità in relazione alla violazione del diritto internazionale marittimo nonché alla grave violazione dei diritti umani. Confidiamo molto nell’accoglimento della nostra richiesta di essere parte civile. Certo, non ci sono precedenti, ma questa è una storia senza precedenti. La nave di Open Arms è stata illegittimamente trattenuta in mare dal 14 al 20 agosto 2019. La vicenda è stata ben ricostruita negli atti del Tribunale dei Ministri e il lavoro della Procura restituisce con efficacia ciò che si è verificato”.
Saranno parte civile anche alcuni naufraghi?
“Sì, chiederanno di stare nel processo alcuni naufraghi nei confronti dei quali si è consumato uno dei reati contestati all’ex Ministro, ossia il sequestro di persona, poiché c’è stata una privazione della libertà verso coloro che si trovavano a bordo. Mi risulta che anche associazioni che si occupano di diritti umani chiederanno al giudice di stare nel processo come parti aventi diritto ad un risarcimento”.
Le contestazioni in atti mosse a Matteo Salvini, oggi solo capo della Lega ma all’epoca dei fatti alla guida del Ministero dell’Interno, sono quelle di “sequestro plurimo di persona aggravato” e “abuso di atti d’ufficio”, per aver impedito lo sbarco di 107 migranti bloccati al largo di Lampedusa nell’agosto 2019 e che erano a bordo della nave della ong spagnola Open Arms. tra i migranti privati della libertà c’erano diversi minori. Secondo il Tribunale dei ministri, Salvini avrebbe agito in autonomia, in contrasto con il presidente del consiglio Giuseppe Conte, “sin da quando, apprendendo dell’intervento di soccorso posto in essere in zona Sar libica dalla Open Arms, coerentemente con la politica inaugurata all’inizio del 2019, adottava nei confronti di Open Arms, d’intesa con i ministri della difesa e delle infrastrutture e dei trasporti, il decreto interdittivo dell’ingresso o del transito in acque territoriali italiane, qualificando l’evento come episodio di immigrazione clandestina, a dispetto del riferimento alla situazione di difficoltà del natante su cui i soggetti recuperati stavano viaggiando”.
L’imputato nelle ultime ore ha lanciato una campagna social, già ripresa da diversi quotidiani, nella quale ribadisce di aver “solo difeso il Paese” rallentando “lo sbarco di migranti irregolari”.
Tra l’altro l’ex Ministro ha scritto in un post delle ultime ore: “Per l’accusa di sequestro di persona sono previsti fino a 15 anni di carcere: sapete perché? Perché la nave spagnola Open Arms si rifiutò di andare in Spagna, nonostante il governo spagnolo offrì due porti. A processo vado io e ci vado tranquillo e sereno e orgoglioso di aver difeso i confini italiani, lascio giudicare al giudice ma non ritengo di aver sequestrato nessuno”.
Dall’ammissione delle parti civili dipende non tanto l’esito del procedimento o il suo andamento, bensì la cognizione di causa di quanto è accaduto quell’estate a proposito di diritti umani, in Italia, in Europa, ad un certo punto degli anni Duemila.