BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Fiducia stretta per Conte, ora incognita fase 2

0 0

Salpa all’insegna del cabotaggio sotto costa l’operazione “volenteroso”, cioè il reclutamento di parlamentari per dare una maggioranza solida al governo Conte. Nel voto di fiducia al Senato l’esecutivo si ferma lontano dalla maggioranza assoluta di 161, necessaria per alcune votazioni come lo scostamento di bilancio o le riforme. Questo impone che la seconda fase dell’operazione, evocata in Aula da Conte, acceleri i tempi così da farle prendere il largo, soddisfacendo la presumibile richiesta del Presidente Mattarella, dopo che aveva sollecitato a “fare presto” la scorsa settimana. Anche perché potrebbero esserci problemi seri in Senato sul Recovery Plan, con la maggioranza che nelle Commissioni rischia di non essere tale. La maggioranza, priva di Iv, partiva da 148 seggi, scesi oggi a 147 per l’assenza causa Covid di Castiello (M5s). In questo numero venivano computati una serie si senatori ex M5s o ex Fi che già da tempo sostenevano Conte (Buccarella, Cario, De Bonis, Di Marzio, Fantetti, Fattori, Lonardo, Merlo). Ad essi si sono aggiunti tre senatori a vita (Monti, Cattaneo e Segre), Cerno che è tornato nel Pd, e due altri ex M5s Ciampolillo e Gregorio De Falco, che al termine del voto ha spiegato che con questa maggioranza “si può andare avanti, e tentare di porre le basi per allargare questa maggioranza, si poteva forse già fare ed è auspicabile che si faccia. Io vedo che Italia Viva continua a dare messaggi di distensione, sul merito non mi pare ci siano grosse difficoltà. Li farei rientrare in maggioranza? Si”.
Sì perché, come sottolinea De Falco, con le lenti della politica “questa crisi è incomprensibile mentre può essere letta come una questione di natura personale. E tuttavia chiaro che i due esponenti hanno responsabilità politica e ciascuno per il proprio livello di responsabilità ha il dovere di considerare prioritario l’interesse del paese
So che significa considerare l’altro non un nemico ma un avversario a quale tendere la mano nella consapevolezza che la efficacia dell’azione di governo e oggi il presupposto necessario per un contrasto adeguato alla pandemia e quindi alla crisi sanitaria e per rispondere alla conseguente crisi economica del paese”.

In sostanza, è la conclusione dell’analisi dell’ex 5 stelle, “l’efficacia dell’azione politica non sta tanto nei numeri ma nella chiarezza degli obiettivi e delle priorità  da raggiungere”.

E già in giornata a chi ha garantito la maggioranza in aula potrebbero aggiungersi altri “volenterosi” per far nascere un nuovo gruppo parlamentare, necessario per riequilibrare i rapporti di forza nelle Commissioni. In esse se Iv dovesse votare col centrodestra bloccherebbe i provvedimenti, dal Recovery Fund alla legge elettorale. Ma per far nascere un nuovo gruppo occorrono 10 deputati e il Maie, che ora è solo una componente del gruppo misto, ad oggi è a quota 5: (Cario, De Bonis, Merlo, Fantetti e Buccarella che ha aderito oggi): con De Falco, Ciampolillo ed eventualmente Lonardo si arriverebbe a 8, e nel governo si punta al prestito di due senatori da parte di Pd o M5s per far raggiungere quota 10 e far nascere lo strategico gruppo. Questo risolverebbe il problema del Gruppo ma non allargherebbe la maggioranza e la nave della potenziale “lista Conte” rimarrebbe sotto costa. Di qui il pressing sui tre dell’Udc (De Poli, Saccone, Binetti) e su alcuni parlamentari di Fi. Alcuni degli “azzurri” indiziati hanno smentito (es. Barbara Masini), altri no (Anna Minuto), così come l’ex Fi ora Iv Vincenzo Carbone. Le voci sulla loro disponibilità è difficilmente verificabile, anche perché a Palazzo Madama si palesano decine di sensali a fare proposte che non si è certi se siano autorizzati da Palazzo Chigi o se promuovano iniziative personali. L’allargamento viene perseguito anche dal Pd con l’invito ai senatori di Iv di “tornare a casa” con gli stessi Dem.

Rimane la preoccupazione, specie in casa Dem, della forza politica di questa coalizione, visto che il gruppo del Maie (e potenziale lista Conte) è ora solo una sigla priva di capacità propositiva come lo era Iv. E non mancano i malumori invece in M5s: ai loro ex colleghi ora nel Misto che entreranno nel Maie viene promesso che non avranno il vincolo dei due mandati, cosa che potrebbe tentare altri parlamentari del Movimento di andare nel nascente nuovo gruppo


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21