Ferramonti di Tarsia, un campo di concentramento in Calabria

0 0

Dopo l’approvazione delle leggi razziali nel 1938, il governo italiano cercava luoghi dove internare gli ebrei stranieri provenienti dai paesi alleati. Nel maggio del 1940 fu individuata una zona paludosa sottoposta a bonifica ad inizio anni 30, nel comune di Tarsia in provincia di Cosenza. Fu un faccendiere vicino al governo fascista che avviò i lavori per la costruzione dei 92 alloggi attigui al cantiere per le bonifiche. Nacque così il primo nucleo, in contrada Ferramonti, di quello che sarà il più grande campo di concentramento d’Italia. Al suo interno passarono oltre tremila ebrei e tanti dissidenti del regime deportati da varie regioni italiane. La vita nel campo fu comunque ben diversa dai campi di Auschwitz o Buchenwald, 38 furono le persone morte al suo interno, 5 non ebrei.

Per uno degli strani scherzi del destino gli unici internati a morire furono quelli uccisi da un aereo alleato che sparò con una mitragliatrice durante un sorvolo: aveva scambiato il luogo per un sito militare. Quattro persone morirono, mentre sedici vennero i ferite.

Nel marzo del 1942 Riccardo Pacifici, all’epoca Rabbino capo di Genova, visitò il campo, dove celebrò diversi matrimoni ed altri riti della tradizione ebraica. Ritornò più volte fino al luglio del 43, prima di essere arrestato ed internato ad Auschwitz dove morì.

Nel settembre di quello stesso anno gli abitanti dei comuni vicini con uno stratagemma riuscirono ad evitare l’ingresso al suo interno dell’armata tedesca Hermann Göring in ritirata dal Sud Italia. La direzione del campo, prima del suo arrivo, ne dispose  l’evacuazione. Molti ebrei, in particolare donne e bambini, furono ospitati nelle abitazioni dei contadini della zona di Tarsia. A protezione dei pochi ebrei rimasti nel campo, principalmente anziani ed ammalati, fu issata una bandiera gialla per richiamare l’attenzione su un’epidemia di tifo al suo interno. Questo stratagemma tenne lontane le truppe tedesche e Ferramonti rimase in questo modo indenne da qualsiasi deportazione.

La liberazione arrivò dopo due mesi, il 14 settembre del 1943, ad opera delle truppe inglesi che vi entrarono con i loro camion.

Dal 2004 tutta l’area è diventata “Museo internazionale della memoria di Ferramonti di Tarsia” Quest’anno le celebrazioni a causa del Covid 19 non potranno essere svolte in presenza. La direzione del museo ha comunque organizzato un incontro in diretta streaming il 27 gennaio dal titolo:”La dimensione europea del campo di Ferramonti”.

Per info: ferramonti@comune.tarsia.cs.it

https://www.youtube.com/channel/UCdQNOWwDmPmilYa6_ySBVkg

 


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21