La creazione di “Stellantis”, la fusione tra Pegeout e FCA, ha determinato un immediato aumento del valore delle azioni di Exor, socio di maggioranza della nuova compagine. Considerando che, grazie alla razionalizzazione della produzione tra i due ex gruppi, i benefici industriali si avranno tra molti anni, bisogna cercare altrove il perché di queste plusvalenze. Con ogni probabilità i maggiori utili si avranno grazie ai minori costi di manodopera, nei termini di licenziamenti, specialmente in Italia, stante la presenza dello Stato francese nel board Stellantis. Del resto Elkan è francese, la FCA era olandese, le disoccupazioni saranno italiane. Ma questa triste vicenda è solo l’ultimo attacco alla occupazione italiana, avvenuto anche nei settori più redditizi, come la moda.
Considerando il prezzo di un accessorio di moda di circa 1.000 euro è risaputo che il costo effettivo è di circa 100 euro. Sui 100 euro di costi la manodopera incide circa il 10%, dieci euro. Con la manodopera estera si ha un risparmio di meno di 5 euro, lo 0,5 % sul prezzo. Non si capisce perché, accusando i costi della manodopera, le produzioni industriali, anche della moda (Della Valle escluso), si spostano in oriente. L’incidenza della mercede operaia, sul costo finale del prodotto, è inferiore all’uno per cento. Per altre produzioni l’incidenza della mano d’opera è ancora inferiore, in quanto il lavoro è quasi totalmente meccanizzato. Allora perché tante “delocalizzazioni”? Perché mandare a casa gli operai europei, che incidono pochissimo sui costi finali? Perché il sogno degli im-prenditori è quello di operare estero su estero. Produco all’estero ed incasso all’estero, e pago (poco) le tasse dove mi pare. Il massimo lo ottengono le multinazionali del commercio in rete, che migrano in pochi istanti le loro sedi, trovando sempre migliori paradisi fiscali, anche all’interno della stessa U. E. Analoghi “benefici” fiscali si ipotizzano per i grandi club calcistici.
Forse a nessuno dei politici italiani, ed europei, interessa risolvere la crisi che ha fatto diventare l’Europa una ex potenza industriale. L’esempio pessimo è venuto dal Regno Unito, che ha il suo PIL costituito all’80% da attività finanziarie (vero motivo della Brexit), magari anche grazie a sedi virtuali di aziende che producono altrove. L’Europa ha perso decine di milioni di posti di lavoro, che non potranno mai essere recuperati, neanche con la “Next generation UE”.