La chiusura del quotidiano Trentino è una giornata di lutto per l’informazione libera e per la democrazia, che interrompe una storia di 75 anni del giornale nato come Alto Adige, trasformato in Trentino nel 2000, diventata testata autonoma con un proprio direttore tre anni fa. Giornale che ha accompagnato dal secondo dopoguerra fino ad oggi la rinascita, la ricostruzione, le trasformazioni politiche, economiche e culturali di questo territorio specialissimo di confine e di ponte tra il mondo italiano e quello tedesco. Come scrive oggi il direttore Paolo Mantovan nel suo saluto di commiato: il Trentino è stato un pezzo importante di democrazia, un luogo in cui la comunità si è misurata e costruita. Perdere una voce – ha concluso Mantovan – in un momento in cui la democrazia conosce capitoli come quello del Campidoglio a Washington, dove, graffiato sulle pareti durante l’invasione del 6 gennaio, si leggeva “murder the media” (“uccidi il giornalismo”), perdere una voce è un grave rischio per tutti.
Credo che queste parole racchiudano plasticamente l’amarezza con la quale è stata accolta ieri la decisione repentina della società editrice, proprietaria oltre che dei giornali di lingua italiana Trentino anche dell’Alto Adige, dell’Adige, di Radio Dolomiti, che, senza preavviso ha chiuso il giornale con effetto immediato e annunciato di mettere in cassa integrazione a zero ore tutti i 19 giornalisti.
Rimarrà – di fatto sulla carta – la testata online, alimentata dalla redazione infragruppo, che quindi non assorbirà nessuno dei giornalisti rimasti senza lavoro.
Decisione che disattende l’impegno sottoscritto due mesi fa dall’azienda che, in concomitanza con l’annuncio della fusione per incorporazione di SETA SPA in SIE SPA del 18 novembre 2020, dichiarava che si sarebbe impegnata a presentare entro il mese di gennaio 2021, per ogni giornale del gruppo, un nuovo piano editoriale per il mantenimento dell’autonomia delle testate e per il rilancio delle stesse sul mercato e che, dall’operazione aziendale, non si sarebbero avute ricadute occupazionali eccedenti al numero degli esuberi già individuati dall’azienda nell’ultimo anno.
Già la prossima settimana comincerà il confronto sindacale per la ricollocazione dei 19 colleghi.
Secondo il sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana la decisione dell’editore è anche la conseguenza di una evidente posizione dominante raggiunta sul mercato editoriale regionale, sulla quale rimane quanto mai necessaria una riflessione in sede politica e parlamentare.
Rocco Cerone, Segretario Sindacato Giornalisti del Trentino Alto Adige