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Arrestato in Etiopia il cameraman di Reuters Kumerra Gemechu

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Lo hanno arrestato la sera della vigilia di Natale nella sua abitazione ad Addis Abeba. Dopo averlo ammanettato, i dieci ufficiali armati hanno proceduto al sequestro di cellulare, computer, hard disk esterni e documenti personali. Il video giornalista etiope è stato poi strappato dalla moglie e dai suoi tre bambini. La figlia di 10 anni si è aggrappata disperatamente al papà cercando di bloccare l’arresto.
Kumerra Gemechu, 38 anni, lavora da circa un decennio come cameraman freelance presso l’agenzia di stampa inglese Reuters. Dal 24 dicembre si trova in carcere in Etiopia senza capo d’accusa. Lo scorso venerdì si è tenuta un’udienza durante la quale Kumerra è apparso senza avvocato. Il giudice ha ordinato la sua detenzione per ulteriori 14 giorni, al fine di consentire alla autorità di svolgere le proprie indagini. Al momento non si conosce il motivo dell’arresto e la polizia non ha rilasciato alcuna dichiarazione. Si tratterebbe con molta probabilità, dell’ennesimo episodio di repressione della libertà di stampa nel Paese.
L’autorità nazionale per i media, l’Ethiopian Broadcasting Authority, ha recentemente accusato Reuters e altre testate internazionali di diffondere informazioni false e poco obiettive sulla guerra del Tigray. Kumerra si è recentemente occupato di raccontare questo conflitto che vede contrapposti il governo centrale del Primo Ministro Abiy Ahmed e il partito TPFL, che ha guidato il Paese per circa trent’anni.
L’agenzia di stampa inglese, Reuters, ha condannato l’arresto del proprio cameraman con un comunicato ufficiale:
Kumerra è membro di una squadra di Reuters che dall’Etiopia, riporta le notizie in modo equo, indipendente e imparziale. Il lavoro di Kumerra dimostra la sua professionalità e imparzialità e non siamo a conoscenza di alcun fondamento che giustifichi la sua detenzione”. E ancora: “ Ai giornalisti deve essere permesso di riportare le notizie di interesse pubblico senza paura di subire molestie o danni, ovunque essi si trovino. Non ci fermeremo finché Kumerra non sarà liberato”.
L’arresto di Kumerra si colloca in un periodo storico molto delicato per l’Etiopia. Per un breve periodo sotto la guida di Abiy Ahmed, il Paese ha intrapreso un cammino politico di riforme democratiche sostanziali volte anche alla protezione della libertà di stampa. Precedentemente all’ascesa al potere del Primo Ministro Ahmed, l’Etiopia era uno dei Paesi al mondo con il più alto numero di giornalisti ingiustamente incarcerati. Per molti anni si è classificata tra gli ultimi posti nell’Indice Globale sulla Libertà di Stampa di Reporters Without Borders.
Lo scorso maggio, l’UNESCO ha deciso di premiare l’impegno del governo celebrando il World Press Freedom Day ad Addis Abeba. Era prima volta dal 2004 che l’Etiopia non aveva alcun giornalista detenuto nelle proprie carceri. Ma gli arresti di giornalisti nel Paese sono ripresi poche settimane dopo i festeggiamenti. Ad oggi, sono almeno 7 i giornalisti incarcerati in Etiopia, 5 dei quali arrestati proprio dopo lo scoppio del guerra nel Tigray. Lo scorso 16 dicembre, il fotografo di Reuters e collega di Kumerra, Tiksa Negeri, è stato brutalmente aggredito dalla polizia federale.
Secondo l’organizzazione CPJ, il 2020 è stato l’anno record per l’arresto di giornalisti nel mondo. A dicembre di quest’anno si contavano 274 giornalisti imprigionati per la loro attività giornalistica, con Cina e Turchia al primo posto.

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