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Afghanistan, ucciso Bismellah Adel Aimaq. Primo giornalista assassinato nel 2021

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Il 2021 inizia come è finito per la libertà di informazione, con un giornalista assassinato. La prima vittima dell’anno è Bismellah Adel Aimaq, caporedattore di Sada-e-Ghor (Voice of Ghor), che oltre a essere un cronista impegnato nella denuncia di soprusi e corruzione nel governo, era un attivista per i diritti umani.
È il sesto reporter ammazzato negli ultimi due mesi in Afghanistan.
L’attentato è avvenuto nella cittadina di Ghor, Afghnistan centrale, due uomini armati hanno aperto il fuoco contro l’auto su cui viaggiava. Lo ha confermato ai media locali un portavoce del governatore della provincia di Ghor, Ghulam Naser Khaze.
L’attacco, che al momento non è stato rivendicato, ha lasciato indenni le altre persone a bordo dell’auto, tra cui il fratello della vittima.
Non si ferma, dunque, la serie di attacchi mortali contro i giornalisti afghani. L’ultimo a cadere sotto i colpi di uomini armati nel 2020 era stato il 12 dicembre Ghazni Rahmatullah Nekzad.
Per il suo omicidio le forze di sicurezza hanno arrestato due talebani che facevano parte del gruppo di quelli liberati nei mesi scorsi, nell’ambito dell’accordo per avviare i negoziati di pace con il governo di Kabul, che hanno preso il via il 12 settembre a Doha. Ma i talebani hanno negato ogni responsabilità di Nekzad.
Il 5 gennaio è previsto un nuovo round di colloqui in Qatar.
Negli ultimi tempi in Afghanistan si sono intensificati sia gli attacchi contro gli operatori dell’informazione che di esponenti della società civile: Il 23 dicembre è morto Yousuf Rashid, attivista alla guida del Free and Fair Election Forum of Afghanistan (Fefa): tre giorni prima, un attentato dinamitardo contro il deputato Khan Mohammad Wardak ha ucciso 10 persone e ne ha ferite oltre 50 a Kabul, tra cui lo stesso parlamentare.
A metà dicembre a cadere in un attacco simile il vice governatore della capitale afghana, Mahbobullah Mohebi, mentre alcuni giorni prima una bomba magnetica aveva fatto esplodere l’auto sulla quale viaggiavano quattro medici che lavoravano alla prigione di Pul-e-Charkhi, dove sono rinchiusi centinaia di talebani.
E la mattanza è destinata a continuare.


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