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A 28 anni dalla morte di Beppe Alfano ripartono le indagini su arma del delitto e mandanti

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Ventotto anni fa , l’8 gennaio 1993, a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), non lontano dalla sua abitazione, sulla sua auto, fu ucciso Beppe Alfano. Gli spararono in bocca.

Aveva 48 anni. Era un insegnante di educazione tecnica e un militante di destra. Negli ultimi anni aveva sviluppato una passione per il giornalismo di cronaca e di inchiesta. Sulle radio private locali con le quali collaborava attivamente e sul quotidiano catanese La Sicilia, di cui era corrispondente , aveva denunciato alcuni scandali politico-amministrativi e infiltrazioni mafiose. Era conscio del rischio a cui si esponeva pubblicando notizie in esclusiva. Aveva l’intuito e il coraggio del cronista di razza . Non era iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Ottenne l’iscrizione ad honorem dopo la morte. La storia di Beppe Alfano, le sue inchieste e la ricostruzione del percorso giudiziario per scoprire i responsabili del suo omicidio sono disponibili sul sito “Ossigeno – Cercavano la verità”.

Le nuove indagini – Il 24 dicembre 2020 la giudice per le indagini preliminari di Messina, Valeria Curatolo ha archiviato il processo a carico di Stefano Genovese e Basilio Condipodero, che erano accusati di essere gli esecutori materiali dell’omicidio di Beppe Alfano ma contestualmente ha disposto nuove indagini, ritenendo necessario fare alcuni approfondimenti sull’arma del delitto, ritrovata.

Sonia Alfano, la figlia di Beppe, che in questi 28 anni, insieme ai suoi familiari si è battuta come un leone per ottenere piena giustizia, ha commentato la decisione del giudice con una dichiarazione, affermando: “La vera notizia è che la GIP ha disposto una proroga delle indagini a carico di Rosario Cattafi e soprattutto ha disposto degli accertamenti che mai nessun giudice fino ad oggi aveva mai richiesto. Sono accertamenti molto precisi, nel senso che si manifesta la volontà di far luce sulla calibro 22 che ha ucciso mio padre”. A distanza di tanti anni, ha aggiunto, ancora “devono essere spiegate tante cose. Sono veramente tanti gli interrogativi che a me sono rimasti (senza risposta, ndr) e finalmente un giudice ha chiesto di fare luce”.

La pistola misteriosa – La giudice Curatolo ha chiesto di nominare un esperto internazionale di balistica per fare luce su quella pistola e accertare in particolare chi possedeva una calibro 22 di fabbricazione americana in quel periodo nel Messinese. Al momento si sa soltanto che all’epoca una calibro 22 North American Arms risultava dichiaratamente di proprietà di Mario Imbesi e fu ceduta a Franco Mariani. Quest’ultimo aveva notoriamente rapporti con Saro Cattafi, un personaggio controverso nella storia della mafia barcellonese, che è stato ascoltato nell’ambito del processo sulla Trattativa Stato-Mafia, la Cassazione ha sancito che ha – avuto rapporti con Cosa Nostra almeno fino al 2000.

Sulle tracce di Nitto Santapaola – Le ultime inchieste di Beppe Alfano probabilmente avevano toccato un nervo scoperto sui rapporti fra uomini d’affari, mafiosi latitanti, politici e amministratori locali e massoneria. Sembra che Beppe Alfano fosse ormai vicino a scoprire la rete di protezione che in quegli anni aveva consentito al boss mafioso catanese latitante Nitto Santapaola di nascondersi nelle vicinanze di Barcellona Pozzo di Gotto.

(Ha collaborato Vincenzo Arena)


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