Si è tenuta lo scorso venerdì 4 dicembre, presso la sede nazionale, una riunione promossa dall’Associazione nazionale partigiani (ANPI) tesa a lanciare una campagna per una nuova fase della lotta antifascista e democratica. Fondata su un’alleanza per la persona, il lavoro, la socialità.
E’ questo il senso della bella relazione tenuta dal nuovo presidente Gianfranco Pagliarulo, che ha esordito ricordando la straordinaria figura della predecessora Carla Nespolo purtroppo scomparsa nelle settimane passate. Ed è stata evocata la figura di Lidia Menapace, partigiana e femminista, che versa in gravi condizioni a causa del Covid. Pagliarulo era accompagnato dal vice presidente Carlo Ghezzi.
All’incontro sono intervenuti numerosi esponenti del mondo politico ed associativo. Tra gli altri: il segretario generale della Cgil Maurizio Landini con Alciai della Cisl e Alfonsi della Uil, il fondatore delle Sardine Mattia Santori, il capo politico di 5Stelle Vito Crimi, il dirigente del partito democratico Walter Verini, il coordinatore di Articolo1 Arturo Scotto, il segretario di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo, il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, il coordinatore dell’Unione degli studenti Enrico Gulluni, il presidente delle Acli Roberto Rossini, Lucilla Andreucci di Libera, la presidente della Fondazione Cervi Albertina Soliani, Tessarolo, Petrosino, Andrea Cioffi e Dario Venegoni, l’Associazione per il rinnovamento della sinistra, Articolo21.
Il senso della discussione è stato chiaro: dalla pandemia si può uscire in modi assai diversi. Dobbiamo lavorare perché il futuro post virus non sia una mera continuità o – peggio- un’involuzione, bensì l’occasione per una vera trasformazione delle culture e delle pratiche concrete.
Proprio la tragedia di questi mesi ci ammonisce sulla necessità di rifuggire dalle logiche del liberismo. Vanno piuttosto rilanciati, aggiornandoli, i temi dello stato sociale, della salute, del lavoro, della scuola: beni comuni e non oggetti dello scambio mercificato.
Unità, comportamenti solidali, superamento delle chiusure individualiste sono gli antidoti contro l’insorgenza di nuovi autoritarismi, magari mascherati.
Del resto, la cronaca ci illustra la realtà: violenze, rigurgiti razzisti, censure e attacco ai diritti fondamentali. Sullo sfondo stanno disoccupazione, precariato, crescenti povertà (il rapporto del Censis è netto al riguardo) e lesioni del Welfare e dell’eco-sistema. E ora persino la cosiddeta autonomia differenziata, che rischia di minare l’eguaglianza tra i cittadini attraverso un regionalismo opaco ed esasperato.
Articolo21 ha posto il problema delle lite temerarie, vero e proprio strumento di condizionamento della libertà di informazione. I potentati, palesi o occulti che siano, non tollerano che si possa scrivere o dire che “il re è nudo”. Gli affari sporchi devono rimanere segreti. Il giornalismo di inchiesta, vedi il caso di Report, è un fastidio che l’ordine post-democratico non riesce a tollerare. Il capitolo normativo che attiene alle querele strumentali e all’abolizione del carcere per i giornalisti è fermo anche in questa legislatura. Non a caso.
Si è proposto, quindi, di introdurre una questione così importante e cruciale nell’appello che a breve sarà lanciato. La lotta per la libertà e contro ogni regime passa proprio di qui, in Ungheria e Polonia ma pure in Italia.
L’Anpi intende costituire una rete di associazioni e di interlocutori disponibili a rinverdire il senso e i valori profondi della Resistenza. Obiettivo giusto e certamente condivisibile. Solo se si intrecciano le varie contraddizioni, rese ancor più forti dal capitalismo delle piattaforme e dall’era digitale, si riuscirà a ricostruire una moderna soggettività politica, etica e culturale.
La riunione è stata una base di partenza, non un punto di arrivo. Così ha concluso Pagliarulo. Infatti, si riprenda presto il filo del discorso.