“Si è nascosto talmente bene che nessuno è stato più in grado di trovarlo. E le lettere che Salvo tiene piegate dentro la tasca dei pantaloni ad un certo punto non sono più arrivate. Come poi la guerra abbia fatto in modo che il silenzio di Aristide, ad un tratto, si inghiottisse anche Abele, Salvo non sa ancora spiegarselo. Eppure è successo”
Un bambino di 8 anni, Gae, claudicante dalla nascita e per questo deriso dai coetanei, e suo nonno, Salvo, privo del braccio sinistro a seguito di un incidente avuto da piccolo, sono i protagonisti di “Due Case”, un romanzo d’incredibile bellezza firmato da Aldo Germani, in libreria dallo scorso luglio con Morellini Editore (304 pp, 15,90 Euro).
Come eroi pieni di acciacchi, Gae e Salvo sono gli unici a voler rimettere insieme i tasselli di una famiglia alla deriva. In mezzo a silenzi che nascondono dolore, e una verità che giace sfocata tra le nebbie del passato, un muro di odio e cemento divide due case e due fratelli, a testimonianza, anche fisica, di un’incomunicabilità insuperabile: Pietro, tornato dalla guerra, ha sottratto al fratello Abele il suo bene più prezioso, Nina, la donna della sua vita.
Gae – secondo dei quattro figli di Nina e Pietro, nato dopo Viola, che sogna di diventare una ginnasta e partecipare alle Olimpiadi, ma prima di Roberto e di Eugenio, quest’ultimo ancora in fasce – non sa e non si capacita del perché di quel muro: non ha mai potuto incontrare lo zio Abele, non l’ha mai visto, ed è consapevole che quel nome è impronunciabile in casa. “Gae non lo ha capito se zio Abele è cattivo davvero, forse un po’ ma non tanto, forse è solo un po’ matto. Sta di fatto che hanno lo stesso cognome, ma non sono più così tanto parenti. Suo zio vive di là e lui non sa com’è fatto, in casa non hanno nemmeno una foto, e questa cosa un po’ gli mette paura…”.
Ma Gae, con la sua determinazione e la sua tenacia, e con l’aiuto del nonno, cercherà in ogni modo di abbattere quel muro, anche fisico, nonostante la contrarietà di suo padre, e di riconnettere il passato al presente, anche a rischio della sua stessa vita.
Sullo sfondo la campagna italiana degli anni ’50 che ci riconsegna un paesaggio rurale sospeso, senza tempo né radici.
Con continui flashback Germani offre un affresco carico di suspence ed emozioni, tratteggiando un dramma familiare in cui si muovono personaggi monolitici, trincerati ciascuno nelle proprie certezze, fino a quando un evento le dissolverà d’improvviso, svelandone le contraddizioni, e la profonda umanità. Una scrittura asciutta, potente ed evocativa. Un romanzo, la cui lettura si esaurisce troppo rapidamente e dalla quale riesce difficile distaccarsi.