BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

“Siamo tutti della stessa carne” – di Riccardo Cristiano e Rocco D’Ambrosio

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Era una bella giornata, una di quelle che tutti definiscono “una classica giornata da ottobrata romana” quel 4 ottobre 2020, nonostante il Covid. Era noto da tempo che, alle dodici in punto, il sito della Santa Sede avrebbe messo on line l’enciclica Fratelli tutti. Era una domenica, festa di san Francesco e il primo papa che da secoli ha avuto l’ardire di scegliere il nome del patrono d’Italia – terra di nascita di tutti i papi da quel XIII secolo al 1978 – era andato a firmarla ad Assisi nel pomeriggio del giorno precedente. Un papa che lascia Roma per firmare l’atto più noto del “magistero romano”: quando si dice “Chiesa in uscita”…

Siccome era una bella giornata molti interessati a questa enciclica l’hanno scaricata, ognuno a casa sua, con un po’ di ritardo. Il sole alle vol- te fa arrivare in ritardo anche ad appuntamenti che si ritengono impor- tanti, ma tanto ben si sa che quell’appuntamento non passa: una volta messo on line il testo rimane lì, nessuno lo toglierà, mentre il sole, prima o poi, tramonta. La curiosità su questa enciclica era già alta da settimane: Fratelli tutti non è una banalità, anche se alcuni hanno difficoltà a confessare di credere e contemporaneamente di non credere che siamo “fratelli tutti”. I fratelli, per loro, sono quelli che credono come loro, gli altri no. Dio così diventa un tornello che separa chi sta dentro da chi sta fuori.

Poi, martedì 6 ottobre, il testo è arrivato in libreria.

Rocco: «Toh! Ma che ci fai qui?».

Riccardo: «E tu?».

Rocco: «Cerco una copia dell’enciclica Fratelli tutti. Sai: ogni tanto,

cioè spesso, ho nostalgia del cartaceo. Ho iniziato a leggere il testo su fi- le ma… non ce la faccio, io ho bisogno del cartaceo…».

Riccardo: «Io l’ho scaricato domenica pomeriggio, ma anche a me la video lettura dà fastidio».

Rocco: «Anch’io ho tardato un po’, era così bello domenica che non sono tornato subito a casa dopo la Messa».

Riccardo: «Lo vedi allora che siamo proprio fratelli tutti! Anch’io non vedevo l’ora di leggere, ma poi domenica mattina sono andato al mare con mia moglie e ho cominciato a leggerla solo verso sera».

Rocco: «Noi non siamo nativi digitali, questo è chiaro. Però già queste poche ore di lettura mi hanno consentito di capire che è un testo fortissimo. E quel “siamo tutti della stessa carne” è…».

Riccardo: «Scusa Rocco, ma quella è la frase che ha colpito subito an- che me, più di san Francesco. È come se lì Francesco avesse definito un registro per dirmi, parlo anche con te».

Rocco: «Ah, già… mi dimenticavo che tu sei un agnostico. E non ti bastava quel che potevi leggere on line o sui giornali?».

Riccardo: «Assolutamente no. Visto che ci lavoro nell’informazione mi fido poco di me e quindi di noi e poi, sai, ora che un papa mi chiama fratello, mentre i miei leader politici mi chiamano “amico consumato- re”, devo leggerla tutta. Chi altro al mondo si rivolge a me così? Ma proprio leggendo il primo capitolo mi è venuta in mente un’idea che ti riguarda».

Rocco: «Quale?».

Riccardo: «Volevo contattarti per chiederti: perché l’avrà scritta?». Rocco: «Domanda difficile. Non certo semplice come “scusi, sa dir-

mi l’ora?”. Una domanda che richiede… una spiegazione della domanda stessa! Per non parlare del tempo per organizzare una risposta. Ma mi piace molto pensare a questo, anche se vorrei capire bene in che sen- so te lo chiedi e vuoi chiederlo a me. Ora però devo affrettarmi, tra poco ho lezione alla Gregoriana e con il Covid è cambiato tutto, anche i tempi di arrivo in aula! Facciamo così: scrivimi, mi fa proprio piacere confrontarmi con te».

Questo libro è nato così.

CAPITOLO 1. Ma perché l’ha scritta?

– Caro Rocco, già mentre leggevo i primi capitoli di questa enciclica mi è venuto spontaneo domandarmi: “perché?”. Perché ha sentito il bisogno di scrivere questa enciclica? Oggi penso che papa Francesco avvertisse anche il bisogno di parlarci di una visione cosmica della fratellanza e di darle un fondamento fisico e metafisico. Ma voglio ragionare con te come ho fatto con me stesso, dall’inizio. Procedendo nella lettura scoprivo che in massima parte è la riproposizione di cose che ha detto, collegate a frasi, pensieri, affermazioni dei suoi predecessori e di tante Conferenze Episcopali. Certo, proprio questo potrebbe sorprendere qualche cattolico, perché vi spinge ad essere meno centralisti. Ho trovato in questo la sua idea che il mondo si capisce meglio dalle “periferie”. Per un mondo così profondamente “romano”, centralista, co- me è o è stato – spero – il vostro, è un cambiamento di prospettiva molto importante. Ma non penso che si scriva un’enciclica sulla fratellanza solo per questo motivo.

Così la domanda è rimasta e ho notato che è ancor più sorprendente il ruolo che attribuisce sin da subito a dei non cattolici, come il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I e addirittura a un musulmano, come l’imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyeb. Questo mi ha affascinato e mi ha fatto tornare ancor più pressante l’interrogativo che ho sentito sin dal- l’inizio: “perché?”. È evidente, a mio avviso, che Francesco non è sod- disfatto del poco risalto che ha avuto nella sua Chiesa il Documento sul- la fratellanza umana, che ha firmato il 4 febbraio del 2019 proprio con Ahmad al-Tayyeb. Di Tayyeb tanto si è detto, ma io sono convinto che di lui a Francesco interessi dove è arrivato più che il come. E quel documento rappresenta una novità così enorme per i musulmani, visto che sceglie nettamente la libertà di coscienza e la stima per gli altri, che il possibile cruccio si può capire. Ma basta questo per rispondere al mio interrogativo? Molti avevano pensato che fosse stata la pandemia a de- terminarlo, ma lui dice espressamente che quando il virus è entrato nel- le nostre vite lui stava già scrivendo. E allora la domanda per me ha bi- sogno di una risposta più ampia. Tutto sommato è stato chiaro da subito che pur nella sua epocalità quel documento andava oltre il dato islamo-cristiano. Cosa ne pensi tu?

– Caro Riccardo, anch’io mi porto dentro questa domanda sul perché dell’enciclica. In linea con quello che scrivi mi sembra illuminante il passo: «Le questioni legate alla fraternità e all’amicizia sociale sono sempre state tra le mie preoccupazioni. […] Questa Enciclica raccoglie e sviluppa grandi temi esposti in quel Documento [di Abu Dhabi, NdA] che abbiamo firmato insieme. E qui ho anche recepito, con il mio linguaggio, numerosi documenti e lettere che ho ricevuto da tante persone e gruppi di tutto il mondo» (n. 5). E poi vi entrano anche la crisi economica e politica (dal 2007 in poi) e la pandemia che «ha fatto irruzione in maniera inattesa» (n. 7). Mi verrebbe da dire che l’ha scritto per tutto quello che si porta dentro da parecchio e ha voluto riflettere con i lettori, credenti e non


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