Onore e gloria a Scarlett Johansson, alla sua passione e al suo impegno civile! Senza di lei, è probabile che i tre attivisti dell’ONG Egyptian Initiative for Personal Rights, indegnamente detenuti in Egitto, e anche il nostro Patrick Zaki non avrebbero ricevuto alcuna considerazione da parte del governo dittatoriale di al-Sisi, nonostante le pressioni e la battaglia serrata di parlamenti, associazioni umanitarie e lodevoli organizzazioni nazionali e internazionali. Cio, tuttavia, dovrebbe indurci a riflettere sulla complessità del secolo che stiamo vivendo: un periodo storico nel quale la politica conta poco o nulla, le istituzioni, a loro volta, hanno un peso specifico alquanto basso mentre influencer, star mediatiche, dive, divi e personaggi noti di varia natura regolano le nostre vite e determinano l’andamento di questioni che, come in questo caso, vanno ben al di là del loro ambito.
Volendo citare un esempio di casa nostra, non che Zaki non lo sia, qualche settimana fa il presidente Conte dovette chiedere aiuto ai Ferragnez per convincere i giovani a indossare la mascherina, e sempre i Ferragnez si resero protagonisti, in primavera, di una meritoria raccolta fondi per venire incontro alla sanità lombarda messa in ginocchio dal Coronavirus. Tutto bene, complimenti a loro e a chiunque dimostri senso civico e amore per il prossimo, ribadiamo; fatto sta che una società così incorporea, destrutturata e incapace di mediazione politica corre rischi enormi al cospetto delle crisi che abbiamo di fronte.
Una società senza partiti, senza corpi intermedi, senza più rapporti fra stati, in cui le multinazionali hanno un fatturato superiore al PIL di intere nazioni, in cui per liberare degli attivisti devono intervenire i volti noti di Hollywood, in cui la televisione e i social network hanno una potenza che ormai sfiora l’onnipotenza, una società ridotta in queste condizioni, infatti, non ha futuro. Perché finché si ha a che fare con persone meravigliose come la Johansson, Clooney e altre figure nobili del nostro tempo, ce la caviamo egregiamente. Ma quando si ha a che fare con personaggi gretti e meschini, gente che pagherebbe per vendersi e la cui onestà intellettuale è pari a zero, allora è la fine. Ed è noto, per una famigerata legge dell’economia, che la moneta cattiva scaccia la moneta buona. O, quanto meno, le rende la vita assai difficile.
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