Le vigenti norme di Edilizia Scolatica (D.M. LL.PP. “Falcucci”- 18/12/1975) prevedono espressamente che le aule debbano avere N. 5 ricambi d’aria all’ora, con aerazione forzata. Tranne qualche raro caso di professionisti più accorti, quasi nessuna scuola assolve a questo requisito anti-contagi fondamentale, ciò nonostante sia trascorso quasi mezzo secolo dalla normativa anti-virus.
Come si può facilmente evincere da dati OMS, in Italia l’esplosione della “seconda ondata” Covid è avvenuta 30 giorni dopo la riapertura delle scuole. Difatti le scuole hanno riaperto tutte intorno al 14 settembre, ed il balzo sul grafico OMS dei contagi corrisponde al 17 ottobre, dopo un mese, tempo considerato “utile” al diffondersi della pandemia. L’insistenza dei tecnici e dei politici sulla colpa delle “follie estive” risulta errata e sospetta. Se le notti trasgressive dell’estate (giugno-luglio-agosto) avessero anche minimamente influito sul diffondersi della pandemia, si sarebbe notato un cambiamento nell’andamento già in agosto. Evento che non si è avverato, se non 60 giorni dopo. Qualunque tecnico disinteressato (e dotato di cervello) lo avrebbe capito.
Invece di adeguare le scuole agli obblighi di legge per la purezza dell’aria, si è “spesa” l’intera estate dietro al mega appalto dei mini banchi, inutili, provvisori e costosissimi (300 euro). Il problema è che ogni ragazzo, dentro l’aula, ha meno di cinque metri cubi di aria, che, grazie al metabolismo dei giovani, si saturano in meno di un’ora, rendendo inutili le mascherine. Adeguare le aule scolastiche alla legge in modo definitivo, ha un problema insormontabile: la famigerata “Centrale unica degli acquisti”. Perchè dando le somme alle singole scuole, non si può controllare a chi finiscono gli appalti, che nel caso dei mini banchi possono essere di miliardi di euro. L’interesse ha privato della salute gli italiani. L’interesse non è pubblico, è privato. Molto grave!