Quest’anno per noi bielorussi è stato un anno davvero molto speciale. Il nostro popolo, che non era mai stato particolarmente coeso, nel 2020 si è trovato nelle condizioni in cui la solidarietà è diventata l’unico mezzo di sopravvivenza. Inizialmente i bielorussi hanno dovuto affrontare l’emergenza COVID senza l’aiuto dello stato: a differenza di molti altri stati europei, quello bielorusso ha lasciato il popolo da solo, negando l’evidenza e falsificando le statistiche. Poi la campagna elettorale per le elezioni presidenziali, che fin dall’inizio è stata segnata dalle violenze e repressioni dalla parte del regime dittatoriale. Tuttavia, nessuno avrebbe potuto immaginare i livelli di violenza che siamo costretti a costatare: 30mila persone arrestate, 169 prigionieri politici, di cui 9 giornalisti, almeno 4 vittime delle forze dell’ordine, almeno 550 casi di tortura documentati – e zero inchieste aperte dalle autorità.
Ma il dolore è un fenomeno che accompagna un evento naturale in sé bellissimo e molto positivo: la nascita.
Il traguardo più importante del 2020 è la nascita della nazione bielorussa. È stato un fenomeno trasversale, internazionale e transcontinentale, perché perfino chi vive e lavora all’estero anche da molti anni non ne è stato esente. Per cominciare, quest’estate la diaspora bielorussa ha organizzato manifestazioni di solidarietà nelle piazze di tutto il mondo. Non ci eravamo mai cercati prima, ma quest’anno siamo stati travolti dalla stessa forza che muove la società bielorussa in patria: l’unificazione della nazione. Quest’anno i bielorussi si sono sentiti un’unica grande famiglia, fieri di questa appartenenza. Hanno rivalutato la combinazione dei colori bianco e rosso, rinnovando il loro guardaroba secondo questa nuova tendenza del tutto indipendente dal mondo della moda.
La solidarietà ha smesso di essere solo una sequenza di suoni linguistici. I bielorussi hanno cominciato a sostenersi a vicenda per affrontare dolore e difficoltà. Le comunità bielorusse di tutto il mondo si sono organizzate per agire come delle filiali o rappresentanze della società civile che lotta per la democrazia. Abbiamo raccolto fondi, incontrato politici e organizzazioni, informato la società di quanto succede in Bielorussia. Ci siamo trovati, ci siamo guardati in faccia e abbiamo capito che le cose non torneranno mai più come prima. All’inizio eravamo ognuno per conto proprio, ora siamo insieme. Siamo bielorussi e ne siamo fieri.
Abbiamo ancora della strada da fare. Quanta – non si sa. Ma una cosa è certa: quest’anno la stragrande maggioranza dei bielorussi hanno un unico desiderio. Speriamo che si avveri nell’anno nuovo 2021.