Querele bavaglio: la società civile propone una direttiva

0 0

Una bozza  elaborata dalla coalizione internazionale anti-SLAPP suggerisce strumenti per tutelare le vittime e colpire gli autori di cause pretestuose che hanno l’unico scopo di intimidire e zittire le critiche: una direttiva della Commissione potrebbe arginare il fenomeno tutelando la libertà di espressione.

Sono una sessantina le organizzazioni da tutta Europa che appoggiano la bozza di direttiva anti-SLAPP  che nei prossimi mesi sarà sottoposta a europarlamentari e commissari europei perché le istituzioni di Bruxelles affrontino finalmente in concreto la piaga delle querele bavaglio. Dall’Italia insieme a OBCT ci sono la FNSI, l’Associazione Stampa Romana, il Sindacato Cronisti Romani, il Sindacato regionale del Trentino-Alto Adige, Ossigeno per l’Informazione, il Forum Trentino per i diritti umani, The Good Lobby, il Centro Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova, Articolo 21 e la rete dei centri anti-violenza D.i.Re.

Frutto del lavoro di studio e confronto di un gruppo di esperti sostenuti finanziariamente da alcune delle organizzazioni che da circa un anno fanno parte della coalizione internazionale anti-SLAPP, la proposta di direttiva si offre come uno strumento per combattere quella forma di persecuzione giudiziaria e legale praticata da grandi studi legali per conto dei potentati economici e politici ai danni dell’opinione pubblica. Lo scopo di una SLAPP, come noto, è quello di prosciugare le risorse economiche e psicologiche dei più deboli per mettere a tacere le voci critiche di intralcio ai grandi affari.

Attualmente nessuno stato membro della UE ha delle norme specifiche che tutelino da una querela bavaglio, per questo una direttiva della Commissione costituirebbe una pietra miliare e servirebbe come modello per altri paesi al di fuori dell’Europa. Insieme ad altri strumenti, legislativi e non legislativi, contribuirebbe ad assicurare un ambiente sano e sicuro per la libertà di espressione e il controllo da parte dell’opinione pubblica.

Ad essere vittima di SLAPP infatti sono principalmente attivisti, giornalisti, difensori dei diritti umani, whistleblower, ovvero soggetti che esercitano il legittimo controllo su fatti e vicende di pubblico interesse.

Ecco perché decine di organizzazioni della società civile si sono impegnate in questi mesi e hanno sentito esperti di diritto, accademici, avvocati, vittime di SLAPP e attivisti dei diritti umani, per arrivare ad elaborare uno strumento concreto.

Questo documento  è il risultato di questa collaborazione.

Questa bozza di direttiva contiene delle norme per cui si potranno archiviare le querele bavaglio in una fase iniziale della causa, facendo anche pagare delle sanzioni a chi querela senza giusta causa e prevedendo un sostegno concreto a chi viene colpito da una querela manifestamente pretestuosa.

Oggi la coalizione internazionale anti-SLAPP mette a disposizione di giuristi, politici, osservatori e funzionari, un documento importante per la difesa dello stato di diritto e della libertà di espressione. Si tratta di un appello che la società civile lancia a Bruxelles, a un giorno dall’uscita dell’European Democracy Action Plan, il piano di azione per la democrazia che dovrebbe essere pubblicato il 2 dicembre.

Si tratta di proteggere la libertà dei cittadini di criticare le azioni dei potenti, e di garantire che non venga soffocato il dibattito democratico.

Facevano parte del gruppo di esperti che ha elaborato la direttiva la dott.ssa Linda Maria Ravo di Civil Liberties Union for Europe, il dottor Justin Borg-Barthet, Senior Lecturer, Centre for Private International Law, University of Aberdeen e la professoressa Prof. dr. Xandra Kramer, della facoltà di legge dell’Erasmus University Rotterdam e dell’Utrecht University. L’operazione è stata sostenuta finanziariamente da Article 19, Civil Liberties Union for Europe, Committee to Protect Journalists, European Centre for Press and Media Freedom, European Federation of Journalists, Free Press Unlimited, Greenpeace European Unit, International Press Institute, NGO Shipbreaking Platform, Pen International e Reporters Without Borders.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21