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Pioltello, lockdown e diritti costituzionali. Il diritto di cronaca e di “pubblicità” del processo non si tocca

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Giornalisti esclusi dal dibattimento sul disastro ferroviario di Pioltello. Un vulnus democratico grave e di tutta evidenza sul quale il segretario nazionale del cub ha inviato una lettera-appello al Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Giuseppe Giulietti, che riportiamo integralmente di seguito perché spiega al meglio cosa sta succedendo in uno dei Tribunali più importanti d’Italia
“Egregio Presidente
Ci appelliamo a Lei, nella Sua funzione di garante di quei diritti – acquisiti a duro prezzo nel nostro Paese – che stanno alla base di  una libera informazione e che, a nostro parere, hanno subito una grave violazione.
Qui di seguito i fatti.
Nella giornata di mercoledì 16 dicembre, a Milano si è tenuta la seconda udienza per il disastro ferroviario di Pioltello. Quel 25 gennaio 2018, il deragliamento di un treno carico di pendolari, aveva portato alla morte di 3 persone e il ferimento di un’altra cinquantina. L’incidente aveva anche aperto una finestra sulle gravi indegne condizioni in cui quotidianamente si svolge il trasporto di decine di migliaia di pendolari nella “civilissima” Lombardia.
La gravità dell’incidente e l’eco che se n’era avuta ha portato le principali associazioni per la difesa dei cittadini  (Codacons e Codici) e tutte le parti sindacali presenti nel settore del trasporto ferroviario a costituirsi come parti civili tra cui CUB, Orsa, Filt Cgil, Cgil Lombardia e Usb.
Questo processo, che conta tra gli imputati dirigenti, manager e tecnici di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) oltre alla società stessa che si occupa della manutenzione delle linee, ha come sede la nuova aula del Tribunale di Milano, recentemente allestita in Fiera.
Un luogo utilizzato per ospitare i maxi-processi con decine di parti in causa e garantire così le misure di sicurezza anti-Covid.
E difatti nell’udienza di ieri  il silenzio intorno a quell’aula era assordante. Ma non solo per la vastità degli spazi, in grado di rispettare qualsiasi norma di distanziamento.
Piuttosto è stato assordante e sconcertante per ciò che accadeva all’interno dell’aula, dove i PM Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, insieme agli avvocati della difesa, hanno chiesto al Giudice di escludere dal processo le associazione per la difesa dei cittadini (Codacons e Codici) e tutte le parti sindacali, che si erano costituite come parti civili tra cui CUB, Orsa, Filt Cgil, Cgil Lombardia e Usb.
E come non bastasse, a sorpresa, il Giudice Anna Magelli, che presiedeva l’udienza, ha estromesso improvvisamente dall’Aula i giornalisti, obbligati ad attendere nell’androne e senza la possibilità effettiva di svolgere il proprio lavoro e cioè quello di informare l’opinione pubblica su un fatto così grave e così sentito dalla vasta area sociale dei cittadini pendolari i quali sono i primi fruitori ( e sostenitori paganti) del servizio ferroviario.
Tra i media erano presenti una troupe della RAI del Tg3,  un giornalista di Radio Popolare, e due altri giornalisti di agenzia.
Malgrado il numero esiguo, il giudice ha comunque estromesso dall’udienza i giornalisti, impedendo loro l’esercizio di quella libera informazione garantita dalla nostra Costituzione.
Le chiediamo, Signor Presidente, se non intravvede i termini per intervenire a garanzia dell’esercizio fondamentale dei giornalisti di informare e del diritto dell’opinione pubblica ad essere informata.
Quell’opinione pubblica che era anche rappresentata, in un presidio fuori dall’Aula, oltre che dai Sindacati anche dalle associazioni che raccolgono i familiari delle vittime della strage di Viareggio rappresentati da  ‘Assemblea 29 giugno’ e da ‘Il mondo che vorrei’.
Nel mentre attendiamo fiduciosi  la risposta del Giudice alla richiesta dei PM contro la costituzione come parti civili di Associazioni e Sindacati, con altrettanta fiducia chiediamo, nei termini che crederà più opportuni,  un Suo intervento per ristabilire il diritto alla libera informazione su un processo che sarebbe una vergogna qualora dovesse svolgersi al riparo del controllo della libera informazione e dell’opinione pubblica”.
Marcello Amendola
Segretario nazionale CUB
Confederazione Unitaria di Base

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