Oggi Jorge Mario Bergoglio compie 84 anni. Noto a tutti come Papa Francesco, vescovo di Roma, è il capo della Chiesa cattolica, apostolica, romana. Ma cosa c’è in quest’uomo da rendere affettuosa e cara la sua personalità per tanti, cattolici e non cattolici, magari agnostici, o atei, o credenti in altre religioni? La risposta non è facile.
Io credo fondamentale per capire ricordare alcuni tratti della sua storia personale. A differenza di molti altri Jorge Mario Bergoglio è arrivato in seminario in età più tarda rispetto a ciò che viene considerato “normale”. Nato nel 1936 comincia il noviziato nel 1958, dopo essere diventato perito chimico, lavorando in un laboratorio. Si è mantenuto facendo le pulizie in una fabbrica e poi facendo il buttafuori in un locale malfamato di Còrdoba. Ha avuto anche una fidanzata. Dunque Jorge Mario Bergoglio conosce la vita, quindi anche i non credenti, gli atei, i credenti in altre religioni; non sono per lui “categorie” ma persone in carne ossa, con qualcuno di loro sarà stato anche amico, apprendendo cosa pensassero e cosa sognassero. Questo è il primo tratto, decisivo, della sua personalità. Non essendosi formato in un ambiente chiuso, Bergoglio non poteva che diventare il Papa di una Chiesa aperta. Ecco l’elemento fondamentale per capire perché, divenuto vescovo di Roma, cioè figura apicale di una tra le più importanti istituzioni identitarie del nostro mondo, possa essere interpretato e capito come una medicina per la malattia del nostro tempo: la follia identitaria che diffonde fondamentalismo tra credenti e non credenti.
C’è una figura che merge da quei tempi lontani, indispensabile per capire: è Esther. Esther era una dottoressa del laboratorio chimico dove lui aveva lavorato. Lei era una marxista. Lo aiutò. Anni dopo lo chiamò, di notte. Fingendo che una sua parente fosse malata e bisognosa dell’estrema unzione Esther trovò il modo di vedere il giovane prete. Cosa si dissero? Cosa accadde? Lo abbiamo saputo anni dopo. Esther sapeva di essere ricercata dalla polizia di Videla, gli chiese di salvare la sua ampia collezione di testi marxisti. E Jorge Mario Bergoglio lo fece, nascondendoli nella biblioteca della casa dei gesuiti dove era divenuto il capo. Lì tenne lì, nascosti, per anni. Esther sparì, inghiottita nel buio della dittatura, ma i suoi libri no… Con quel gesto il giovane responsabile dei gesuiti mise a repentaglio tutto, per la sua amica rischiò almeno la galera. “Bergoglio e i libri di Esther” è un bel libro di Nello Scavo dove è raccontata nel dettaglio questa storia.
Nella predicazione di Bergoglio c’è poi un punto fondamentale: la sua polemica con Voltaire. Ho ritrovato questa polemica nei suoi scritti da quando era giovanissimo fino ad oggi. Mai cita Voltaire, cita solo la frase contro cui si pone: “Tutto per il popolo, niente con il popolo”. E’ la base del dispotismo illuminato. Bergoglio invece crede che il popolo, i poveri, debbano essere protagonisti della vita e del cammino. Anche per questo nel recente summit di Assisi, “L’Economia di Francesco” lui ha chiesto che i poveri non fossero oggetto di studio economico, ma ritrovassero il diritto di parola, di intervenire, di dire. Protagonisti anche loro della società, della vita. In quest’epoca in cui il denaro e tutto e non averlo vuol dire essere esclusi, scartati, Bergoglio vede una lotta non di classe, ma di integrazione, di reimmissione nella società di chi viene ridotto a scarto.
L’ultima immagine che a mio avviso ci aiuta a capire Bergoglio è molto più famosa: lo ritrae mentre sale in aereo portando una pesante borsa nera in mano. In quei giorni disse ai giornalisti che lo tempestarono di domanda: “Cosa c’è nella borsa? Il rasoio, lo spazzolino, il breviario, un libro su Santa Teresina…” Addio Papa semi-dio, addio “pastor angelicus”, come si chiamava il papa prima del Concilio. Il papa è un uomo. In un’epoca in cui i CEO e tanti altri guadagnano più di tutti i loro dipendenti messi insieme, l’idea di “leadership” è capovolta.
Sono queste le tre grandi rivoluzioni terapeutiche che l’ottantaquattrenne Jorge Mario Bergoglio offre al mondo. La Chiesa con lui cammina nella storia, quindi cammina con noi, accanto a noi, insieme a noi, nel tempo, leggendo i segni dei tempi. E’ questo che i reazionari non gli perdonano. Per loro la Chiesa è un giudice eterno che vive al di sopra e al di là della storia.