Staffetta partigiana, femminista, senatrice, donna di pace e tante cose ancora ma, soprattutto per quello che ci riguarda, grande amica del nostro Centro. Più volte è stata da noi e con noi. Più volte ci ha detto cosa significava dire pace e dire non violenza, così come più volte ci ha illustrato i periodi da lei vissuti, tempi in cui – scriveva Brecht – “Noi cambiammo più spesso paese che scarpe. Andammo, disperati, in mezzo alle guerre quando regnava solo ingiustizia”. Diversi anni fa – era la notte del 19 marzo 2003 – al ritorno dall’ennesimo incontro sulla guerra del Golfo ormai imminente, l’abbiamo accompagnata alla stazione di Cesena per il suo ritorno a Bolzano. Avrebbe viaggiato tutta la notte ma, diceva, “sono abituata”. Invece il treno, ancorché prenotato, non c’era. E allora, in attesa del successivo, ci siamo recati a casa dove, seduti sul divano e col cuore in subbuglio, abbiamo assistito allo “spettacolo” del Presidente Bush il quale, non prima di aver ben pregato il “suo” Dio, comunicava al mondo che dava inizio ai bombardamenti su Baghdad. Voleva punire l’Iraq per le sue (inesistenti) armi di distruzione di massa. Bush e la sua acconciatrice erano ignari di essere in onda. L’uno provava e riprovava le parole che si era preparato di dire, l’altra intanto gli sistemava i capelli. Lidia commentava allibita. Tanta nobiltà a fronte di una miseria infinita. Poi siamo stati con lei in numerosi incontri, l’ultimo a Tavolicci nel 2015, per un principio che ci accomunava: se è vero che la guerra ha inizio nella mente degli uomini, anche la pace ha inizio dalle nostre menti. Una volta mentre illustravamo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, lei ci ha interrotto bonariamente: “Anche delle donne. Ci accontentiamo di essere annoverate fra gli umani”. L’ultima mail è dello scorso febbraio, dopo una sua presenza in TV: “Ciao, Lidia. Ti abbiamo ascoltato. Precisa e deliziosa come sempre. Un grande abbraccio”.
Il Centro della Pace “Ernesto Balducci”