L’Iran senza alcun avvertimento ha impiccato sabato mattina 12 dicembre il noto giornalista iraniano Rouhollah Zam considerate “nemico delo stato” che lo scorso 30 giugno era stato condannato a morte. Secondo alcune fonti al giornalista non gli é stato concesso nemmeno l’ultimo saluto ai suoi figli.
A giugno il portavoce della magistratura iraniana Gholamhossein Esmaili aveva fatto riferimento al verdetto emesso sul processo contro Zam, rivelando che la sentenza fosse ancora in fase preliminare ed ancora oggetto di appello. Ma la scorsa settimana la Corte Suprema ha confermato la condanna a morte che é stata poi eseguita dopo pochi giorni.
Secondo le autoritá iraniane Zam aveva ricevuto tredici capi di imputazione che corrispondono all’accusa di “corruzione sulla Terra” comminata quindi in “pena di morte”.
Zam venne accusato di aver ideato sulla piattaforma Telegram, un sito di notizie contro il Governo Iraniano, dal nome “AmadNews” (Voce del popolo). Questo sito era uno dei tanti siti di informazione considerati illegali dall’Iran, poiché avevano sostenuto le proteste degli iraniani a partire dal 2017.
La popolaritá di AmadNews gli fece guadagnare una diffusa notorietà all’epoca e la sua rete di notizie, arrivó ad avere quasi due milioni di follower. Sul suo sito venivano condivisi i video delle proteste e alcune informazioni nocive e compromettenti sui alcuni funzionari iraniani.
A seguito delle lamentele da parte del Governo iraniano il suo canale su Telegram venne chiuso. Oltre alle notizie delle proteste e le accuse alle autoritá avrebbe inoltre diffuso informazioni su come costruire bombe a benzina.
Nonostante la chiusura il canale di Zam ha continuato ad esistere anche se con un nome diverso
Le note attività politiche di Zam risalgono al 2009, quando venne stato arrestato in seguito alle proteste che hanno scosso l’Iran durante la contestata rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Dopo il suo rilascio, Zam visse in esilio in Francia e scrisse una lettera pubblica al leader supremo Ayatollah Ali Khamenei che parlava di “tortura e maltrattamenti” nei centri di detenzione iraniani.
Zam, é uno dei figli del religioso sciita riformista Mohammad Ali Zam. Suo padre ha prestato servizio al governo all’inizio degli anni ’80. Il religioso in una lettera pubblicata dai media iraniani nel luglio 2017 aveva affermato che non avrebbe mai sostenuto in alcun modo suo figlio e si era dissociato da tutte le accuse e denunce che lo stesso aveva ottenuto a seguito della sua attivitá propagandistica su AmadNews.
La condanna di Zam comprendeva anche quella di “corruzione sulla terra”, ovvero quei reati considerati tra i piú gravi nella Repubblica Islamica dell’Iran. Si tratta in particolare di un reato di derivazione coranica che fa riferimento ai comportamenti disonesti ma che oggi comprende anche le attività di spionaggio.
L’Iran infatti lo ha accusato di aver alimentato i disordini del 2017-2018, quando vennero arrestate cinquemila persone e si contarono almeno 25 vittime.. Zam era considerato colpevole di spionaggio a beneficio dei servizi di intelligence di “Usa, Francia, Israele e un paese della regione” allo scopo di far cadere la Repubblica Islamica. Secondo quanto riportato da Iran Press News Agency, Rouhollah Zam avrebbe confessato nella seconda sessione del suo processo di avere avuto la massima protezione di sicurezza da parte del Presidente francese Emmanuel Macron.
Iran Human Rights condanna l’esecuzione con la massima fermezza e chiede una risposta forte da parte della comunità internazionale. Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore e portavoce di IHR, ha dichiarato: “L’esecuzione di Ruhollah Zam è un crimine e le autorità della Repubblica islamica devono essere ritenute responsabili. Oltre ad essere una punizione crudele e disumana, è stato giustiziato per aver gestito un giornale, che non è un crimine in nessuno stato con standard minimi di libertà di parola”.
Rouhollah Zam lascia una moglie e due figlie.